Cerchi infiniti – viaggi in Giappone di Cees Nooteboom (recensione)

articolo scritto da @thewonderfulnerdlifeofsofia

Certi viaggi hanno l’obiettivo segreto di «estraniarti dalle tue origini», «scardinarti l’esistenza»: «soltanto allora sei stato veramente via, così altrove da essere forse diventato un altro», scrive Cees Nooteboom, infaticabile esploratore di culture, riguardo al paese che conserva per lui un fascino unico: il Giappone. Cerchi infiniti raccoglie i suoi testi più illuminanti su quarant’anni di viaggi attraverso i paesaggi, le architetture, la poesia e la storia del Sol Levante.

Il Giappone è per molti la meta dei sogni, il viaggio in cima alla bucket list. Forse è perché siamo stati esposti fin da piccoli agli anime, i cartoni animati che ci hanno tenuto compagnia per tanti pomeriggi nel corso degli anni, o forse perché questo paese così lontano e distante riesce a incantare, a incuriosire su più livelli.
Chiunque ha una propria immagine del Giappone: c’è chi pensa alla sua anima otaku, chi pensa all’avanguardia tecnologica, alle grandi città, le luci, i colori brillanti e il karaoke, chi alla spiritualità e al silenzio dei templi e chi agli alberi di ciliegio in fiore, la cornice perfetta per degli scatti degni dei più costosi photoshoot.

Io stessa ho sempre sognato di visitare questo Paese e mai e poi mai avrei pensato di farlo in maniera così spontanea, in solitaria, senza troppa preparazione e, onestamente, un po’ incredulamente. Mi trovavo in Cina quando è scoppiato il Corona virus e prima di tornare in Italia ho deciso di fermarmi due settimane in Giappone, “tanto a Tokyo devo farci scalo ugualmente” ho detto ai miei genitori, non proprio entusiasti della mia deviazione.

È iniziato così uno dei viaggi più belli della mia vita: sono stata a Tokyo, Kyoto, Osaka, Hiroshima, Nara e Kamakura, posti magnifici, che porterò sempre nel cuore e che onestamente mi mancano ogni giorno (e non solo perché siamo costretti a casa date le circostanze).

E proprio per combattere questa nostalgia, qualche giorno fa, ho deciso di iniziare a leggere Cerchi infiniti – viaggi in Giappone di Cees Nooteboom (edito Iperborea al prezzo di 15 euro), un volume preso tempo fa in libreria attratta dalla copertina e dalla voglia di esplorare, seppur virtualmente, questa meta per me allora psicologicamente quasi irraggiungibile.

foto di @thewonderfulnerdlifeofsofia

Cerchi infiniti raccoglie una selezione di testi che Cees Nooteboom ha scritto e pubblicato su diverse testate riguardo ai suoi numerosi viaggi in Giappone, da sempre affascinato da questa paese anche grazie alla storie di grandi autori giapponesi del passato. E proprio le pagine di questi testi come Note del guanciale di Sei Shōnagon e Storia di Genji di Murasaki Shikibu, ci accompagnano nell’esperienza della scoperta, della bellezza e della sfida che il Giappone continua a rappresentare per l’Occidente: possiamo arrivare a conoscere veramente una cultura così lontana da noi?

“Nella takonoma, l’alcova di fronte a me, è appesa una calligrafia e di nuovo mi assale quel senso di gelosia. Quella lotta del bianco contro il nero, del segno da tracciare contro l’avido vuoto circostante, la vorrei vivere anche io.”

Come molti autori che hanno scritto sul Giappone da una prospettiva non specialistica, anche Cees Nooteboom oscilla costantemente tra senso di appartenenza e di estraneità, un concetto dualista che fa da filo conduttore ai vari testi all’interno di questo volume e proprio questo dualismo mi aveva fatto ben sperare all’inizio del libro.

Infatti, nel primo scritto l’autore dopo poche pagine aveva centrato in pieno uno dei sentimenti che più mi attanagliava al momento del mio arrivo in Giappone:

“Mi ero preparato a provare orrore e paura nei confronti di queste masse, ma è vero il contrario, è un piacere dei sensi fluire insieme a loro, circondato da corporeità incomprensibili, essere anche tu folla.”

Purtroppo, però, anche se l’autore riesce a offrire immagini meravigliose del Giappone, interessanti punti di riflessioni e qualche chicca sulla storia del Paese qua e là, la lettura di questo volume mi ha a tratti estremamente annoiata e lasciata indifferente in altri.

Nel complesso posso riassumere dicendo che Cerchi infiniti non si è rivelato quello che mi aspettavo, ma su quello avrei potuto passarci su, non sempre il contenuto di un libro rispecchia le nostre aspettative e non sempre questa è una cosa negativa, anzi, forse quei libro sono proprio quelli che ci conquistano di più, proprio perché inaspettati. Chiaramente non è stato questo il caso.
Ho trovato la struttura di questo lavoro troppo frammentaria per i miei gusti e la prosa un po’ troppo distaccata. Inoltre, in molti degli scritti ho trovato piuttosto confusionaria la sequenza e loro contestualizzazione.

La visione dell’autore sul Giappone e le esperienze da lui riportate sono chiaramente datate, i viaggi riportati sono stati fatti negli anni ’70 ’80 ’90, e l’autore più che riportare esperienze di viaggio, riporta pensieri e riflessioni su come l’idea che lui si era fatto sul Giappone fosse molto lontana dalla realtà. E a volte ho pure fatto fatica a seguire quello snocciolato di pensieri malinconici e di poco entusiasmo.

Questo concetto del viaggiatore che si fa un’idea dei posti che vorrebbe visitare attraverso libri, articoli e film è molto presente in vari scritti presenti nel volume e sicuramente è un concetto che colpisce da vicino anche noi consumatori di storie, o perlomeno me. Ma se devo essere sincera sono contenta di non aver letto questo libro prima di essere partita per il Giappone.

Il Giappone è un connubio di tradizione e modernità ed è importante farsi un’idea di entrambi i lati della medaglia. Avendo un po’ nella testa un’idea un po’ datata del Giappone, questo volume non avrebbe che rafforzato quell’idea di impenetrabilità del Giappone e dei Giapponesi.
Io ho viaggiato soggiornando in ostelli e lo sapete quali sono state le persone più interessate ad iniziare una conversazione con me dal nulla? Proprio i giapponesi. Non mi innalzo a esperta ma questo tipo di libri vanno un po’ presi con le pinze, la prosa può piacere o no e certe frasi rispecchiano i sentimenti di chi viaggia per la prima volta nel Paese del Sol Levante ma non ci soffermiamo solo su questa idea di Giappone uguale lontano, inarrivabile, pensiamo invece a quello che potremmo scoprire con una mentalità aperta all’innovazione e alla conoscenza del nuovo.

“All’improvviso vorrei avere un compagno di viaggio, una controparte giapponese, un altro me in versione nipponica, qualcuno che mi possa svelare i loro piccoli segreti.”

I libri di esperienze di viaggio sono molto soggettivi, anche se a me il volume non ha fatto impazzire non voglio sconsigliarvelo, quello che a me può sembrare banale ad altri può toccare nel profondo.

Se vi piacciono le esperienze di viaggio non tanto piene di avventure ma in una forma più introspettiva, questo libro potrebbe fare al caso vostro.

Aprite Cerchi infiniti con cautela, potrebbe trasportarvi nella magia di un Giappone con un filtro vintage applicato oppure un esempio di come non interpretare il vostro prossimo viaggio. A voi la scelta.

Buona lettura e buon viaggio.

L’articolo è stato scritto da Sofia