Eleanor Oliphant sta benissimo

Signori e signore, benvenuti al primo articolo di lancio dell’argomento del mese: Odi et amo.
Apre le danze un libro che è stato definito “il caso editoriale dell’anno” “un fenomeno che ha dato vita ad un nuovo genere”, un libro che è apparso per mesi in moltissime stories, post, articoli di bookpersone. Insomma, un libro imperdibile, che tutti devono leggere.


Ma davvero tutti sono rimasti folgorati? Oppure qualcuno, forse nascosto sotto tutti i commenti positivi, ha in realtà trovato questo libro mediocre (per non dire brutto)?

Qualche giorno fa sulla pagina Instagram di @libri_sololibri è uscito un post dedicato che dovreste recuperare!

Ma per rendere il confronto ancora più semplice sono state scelte due bookpersone per partecipare a una doppia intervista: Chiara (Web Content Manager di Sololibri.net), che difenderà questo libro, e Irene (@neverending_reader) che invece prenderà le parti di chi, forse, questo libro avrebbe preferito non leggerlo.

Partiamo con le nostre dieci domande!

Come mai ti sei trovat* a leggere questo libro? Ti è stato consigliato?

CHIARA: Mi è stato consigliato da molte persone. In particolare una collega al lavoro era sicura che lo avrei adorato e quindi è finito sulla pila del mio comodino. Era da tempo comunque che avevo adocchiato il volume: avevo letto la recensione di “Eleanor Oliphant sta benissimo” su Sololibri.net, ne avevo sentito discutere sui social e avevo notato come le persone si dividessero tra chi lo amava profondamente e chi invece non lo riuscisse a tollerare. Ad incuriosirmi nei commenti e nei post sui gruppi Facebook non erano però i commenti positivi o negativi, ma il fatto che tutti lo avessero finito di leggere: anche tra quelli che avevano odiato Eleanor, nessuno lo aveva abbandonato, un chiaro segnale che la trama era costruita bene e ti prendeva.

IRENE: La ragazza che organizza il club del libro di cui faccio parte (n. d. r. @lalibraiamisteriosa) lo ha scelto come libro del mese per uno dei nostri incontri. Quindi, in un certo senso, si è trattato di una lettura “obbligata”.

Qual è stata la tua prima impressione dopo le prime pagine di lettura?

CHIARA: Le prime pagine del libro ti danno un forte senso di straniamento, in quanto il personaggio viene presentato per quello che è: una donna sola, senza amici, senza interessi e che tira avanti la sua esistenza. Non ti affezioni dalle prime righe a Eleanor, perché la scrittrice ti mostra una donna schiva, insulsa, che ama fare le parole crociate, molto metodica, quel metodico asfissiante che si odia facilmente.
Questa però è la prima impressione, che poi pian piano, con l’arrivo di Raymond, con il soccorso al povero vecchietto Sammy, con la conoscenza delle famiglie che ruotano intorno ai suoi due unici amici al mondo, si va sgretolando, in quanto ci viene mostrata una persona del tutto diversa. Da quel momento ti innamori di Eleanor e del suo modo di essere, anche se continuerà a farti arrabbiare per tutto il resto del volume.

IRENE: Ho capito subito che avrei avuto enormi difficoltà nell’entrare in empatia con la protagonista, e infatti non ci sono mai riuscita. L’ho trovata davvero insopportabilmente pedante, saccente e permalosa, e sebbene alcuni dei suoi comportamenti derivino senza dubbio dalle esperienze che ha vissuto, non sono proprio riuscita ad affezionarmi a lei.

Quando hai chiuso l’ultima pagina qual è stato il tuo primo pensiero? Se dai un voto in stelle, quante ne hai date a questo libro?

CHIARA: Quando ho letto l’ultima parola del libro mi sono sentita un po’ abbandonata, un sentimento che mi pervade sempre quando finisco un bel libro e devo lasciare il personaggio che ho amato. Dopo aver finito il romanzo ho avuto anche un po’ di problemi a trovare un altro testo che potesse appassionarmi così tanto. Se dovessi dare un voto in stelle, per Eleanor Oliphant sta benissimo ne darei tranquillamente 4 e mezza su 5.

IRENE: Ho pensato “Certo, comodo risolverla così!” e subito dopo “Finalmente è finito! Adesso sto benissimo anch’io”. Ho dato tre stelline su Goodreads, ma solo perché, nonostante tutto, devo riconoscere che l’autrice scrive abbastanza bene.

Per chi lo ha amato: Cosa ti è piaciuto?
Per chi lo ha odiato: c’è qualcosa che secondo te è salvabile?

CHIARA: Ad appassionarmi è stato il modo con cui la scrittrice espone gli avvenimenti, come ti permetta di conoscere e comprendere Eleanor in base alle sue azioni e non offrendo una descrizione sterile. Pagina dopo pagina si conosce il personaggio come si farebbe con una persona nella vita reale, attraverso le sue piccole manie, le sue fissazioni, il rapporto morboso con la madre che la chiama ogni mercoledì sera, i colleghi che la ignorano. Il punto forte del libro è proprio questo amore e odio che provi verso il personaggio che in una pagina ti fa dire “Oh povera” e a quella dopo “Dai su, svegliati”.

IRENE: A parte lo stile dell’autrice, che come ho detto prima risulta abbastanza scorrevole e godibile, salverei soltanto l’iniziale rappresentazione degli stati d’animo della protagonista.
Eleanor oscilla costantemente tra momenti di estrema lucidità e fantasticherie ad occhi aperti, durante le quali si ritrova a sognare di poter avere una vita “normale” e qualcuno che la ami. Trovo che questo aspetto della narrazione sia molto credibile, perché riflette bene la situazione psicologica di una persona che si porta dietro le conseguenze di un trauma difficilissimo da superare.

Per chi lo ha amato: hai trovato qualche punto debole, qualcosa che secondo te poteva essere migliorato?
Per chi lo ha odiato: cosa non ti è piaciuto di questo libro?

CHIARA: Personalmente non vedo elementi da modificare, tutto fila perfettamente e ti porta poi sul finale a fare un bel collage e a comprendere i vari passaggi. Se in un primo momento pensiamo che la povera Eleanor sia così per la cicatrice che porta sul volto, in seconda battuta ci rendiamo conto di cosa davvero rappresenti quella cicatrice e lo facciamo pian piano, come lei del resto. Credo che togliendo o modificando un elemento si perderebbe la struttura narrativa a incastro di questo volume.

IRENE: Dunque…da dove comincio? Innanzitutto ho trovato che il tentativo dell’autrice di trasformare Eleanor Oliphant in una simpatica “Bridget Jones del disagio” sia fallito miseramente.
Tutta la prima parte del romanzo (quella dedicata ai “giorni buoni” della protagonista) è infarcita di siparietti che ambiscono ad essere divertenti, ma che non rispettano i tempi comici e vengono tirati talmente in lungo da risultare stucchevoli.
In secondo luogo, è evidente che la Honeyman vuole far apparire la protagonista come un soggetto affetto da gravissime problematiche psicologiche e pertanto alienato rispetto al mondo circostante.
Ora, se è effettivamente plausibile che Eleanor, a causa dei traumi subiti, possa evitare il contatto umano o mantenere un atteggiamento di sostanziale chiusura nei confronti di colleghi e potenziali amici, per me non è assolutamente credibile che nel 2019 una donna di 30 anni possa aver vissuto da sola e lavorato per almeno 10 anni senza aver mai sentito il bisogno di acquistare un computer o un cellulare. Qualcuno di voi può, in tutta sincerità, affermare di poter lavorare/studiare/vivere senza una connessione internet al giorno d’oggi, quando persino la prenotazione di una visita medica o l’iscrizione a un concorso passano per il web? Ma ammettiamo pure che Eleanor abbia vissuto sotto un sasso e non si sia mai posta il problema di inviare un’email, è possibile che non sappia cosa sia una ceretta o che “servizi igienici” sta per “bagni”?

La cosa che più mi ha fatta arrabbiare, però, è la costante banalizzazione dei gravissimi problemi psicologici di Eleanor. Stando a quanto raccontato dall’autrice, sembra quasi che la depressione non sia altro che un raffreddore, che arriva all’improvviso una mattina e può essere curato sottoponendosi a un paio di sedute con una psicologa neanche particolarmente brillante.
Per superare i traumi, poi, basta trovare un amico, e non importa se lo conosci da dieci minuti o se la tua psiche aveva ormai messo in atto un delicato quanto doloroso meccanismo di rimozione, basta farsi un bel piantino e passa tutto!

Quale personaggio ti ha parlato di più? Quale di meno?

CHIARA: Eleanor è il personaggio che ti parla di più, è quello con cui ti interfacci maggiormente in questo viaggio letterario, ma non è il solo. Uno dei personaggi meglio costruiti è la madre di Raymond, che apprezza una ragazza mai vista prima, che la tratta subito come una di famiglia e che dopo pochi minuti riesce a far crollare anche la granitica Eleanor.
Tra i personaggi meno apprezzati ci sono i colleghi della protagonista, persone che hanno lavorato con lei per una vita e che non l’hanno mai compresa, che non hanno mai fatto un piccolo passo, ma hanno preferito deriderla per farsi due risate. Alla fine miglioreranno anche loro, ma tra i tanti personaggi risultano essere i meno interessanti.

IRENE: Sicuramente il personaggio che ho apprezzato di più è quello di Raymond, collega e unico amico di Eleanor. Raymond è un uomo buono, gentile (anche troppo, considerato il modo in cui lo tratta la Oliphant) e di fatto salva più volte la vita della protagonista, dapprima con la sua vicinanza e poi aiutandola a venir fuori dall’abisso depressivo in cui è precipitata.
Il personaggio che mi ha parlato meno è, ovviamente, Eleanor, che come avrete capito non vincerà mai la medaglia di personaggio più simpatico del millennio.

Per chi lo ha amato: C’è un tema, una situazione che ti ha colpito particolarmente?
Per chi lo ha odiato: c’è stata qualche parte, dialogo, situazione che ti ha particolarmente infastidito?

CHIARA: Il rapporto tra Raymond e la madre è uno dei temi più belli del volume, dato che si contrappone bene a quello tra Eleanor e sua madre. Il sincero affetto che hanno i due personaggi si propaga anche alla protagonista, che rimane stupita conoscendo meglio il ragazzo.
Risulta molto interessante infatti come Raymond viene descritto: se all’inizio sembra l’eterno ragazzino, con una vita che è più da adolescente che da uomo adulto, successivamente si scopre come nasconda una profonda maturità.

IRENE: Penso di aver già descritto molte delle parti che mi hanno infastidita, ma se proprio dovessi sceglierne una tornerei sulle sedute con la psicologa. Non voglio eccedere con gli spoiler, quindi non descriverò ciò che Eleanor ha vissuto, vi basti sapere che è di una gravità assoluta e che la metà basterebbe a giustificare anni e anni di terapia.
E invece no, come per magia Eleanor supera tutto in soli due mesi, praticamente il tempo che qualsiasi altra persona impiega per entrare in sintonia col terapeuta e spiegargli per sommi capi la situazione. Tutto ciò è assolutamente inverosimile e assolutamente sbagliato, perché non trovo affatto corretto far credere ai lettori che questa sia la normalità.

Consiglieresti questo libro? Se sì, a chi?

CHIARA: In verità è un libro che ho consigliato molto e che continuo a proporre agli amici. La tipologia di lettore a mio avviso è molto varia, dal momento che ci sono molti elementi differenti: il dramma psicologico, i rapporti familiari, la ricerca di un passato dimenticato.  In generale penso che sia un bel regalo per un lettore che apprezzi un libro coinvolgente al punto da farti passare una notte insonne per finirlo.

IRENE: Ovviamente non lo consiglierei. La vita è troppo breve per leggere libri brutti.

Per chi lo ha amato: c’è qualcosa che vorresti dire alla persona che lo ha odiato per sottolineare la tua posizione?
Per chi lo ha odiato: c’è qualcosa che vorresti dire alla persona che lo ha amato?

CHIARA: Credo che un libro di questo tipo sia molto soggettivo e l’apprezzamento per un personaggio come Eleanor sia molto personale. Forse rileggere con un altro occhio il volume, sapendo già quali saranno gli sviluppi, permetterà di apprezzare di più le caratteristiche di Eleanor, che soprattutto nella prima parte possono fare infuriare.

IRENE: Vorrei sottolineare che, ovviamente, tutte le critiche che ho mosso fino a questo momento sono critiche all’opera e non a chi l’ha amata. Rispetto sempre le opinioni altrui e penso che ciascuno abbia il sacrosanto diritto di leggere ciò che più gli aggrada, ci mancherebbe.
Purtroppo io, che sono particolarmente sensibile al tema della salute mentale e della sua rappresentazione (letteraria e non), non sono proprio riuscita a ignorare il modo veramente semplicistico in cui l’autrice affronta questo aspetto.

Ultima battuta: In due righe o poco più, convinci chi sta leggendo questo articolo a leggere/non leggere questo libro.

CHIARA: Eleanor Oliphant sta benissimo è un libro che non lascia indifferenti, lo si può amare o odiare, ma non permette di avere emozioni neutre. Solitamente soltanto i libri ben strutturati ti fanno provare questo genere di emozioni e ti lasciano un segno.
Eleanor è un personaggio a cui ci si affeziona e in cui il lettore potrà ritrovarsi, nonostante le sue tante manie.

IRENE: Se la salute mentale vi sta a cuore, amate i personaggi credibili ed empatici e odiate indovinare i colpi di scena già a pagina 2, non leggete questo libro.

E voi da che parte state? Fatecelo sapere in un commento qui sotto!

L’intervista e le domande sono realizzate da Sophia

Questo articolo fa parte della serie: ODI ET AMO

Un titolo catulliano per il nuovo argomento di maggio, che vedrà scontrarsi ogni venerdì due bookpersone in un duello all’ultima parola per difendere la loro opinione su alcuni dei libri che hanno diviso il mondo del Bookstagram.

Come puoi mancare agli scontri del mese? Come puoi trattenerti dal dire la tua?
Vieni anche tu a difendere la tua serie preferita o ad attaccare il libro che non hai mai capito come abbia avuto successo!