articolo scritto da @viveretralerighe
C’è stato un tempo, nemmeno così lontano, in cui gli scaffali e le vetrine delle librerie hanno iniziato, piano piano, a popolarsi di romanzi provenienti da una zona ben specifica della nostra Europa: sugli stessi, poi, spiccavano il più delle volte le fantomatiche fascette, quelle piccole strisce di carta colorata che “strillano” messaggi inerenti al libro intorno al quale sono avvolte.
Sembrava quasi di sentire un coro: “scopri la nuova stella del thriller nordico” oppure “Giallo-Svezia approda in Italia”, “Questo libro vi farà rabbrividire come il Paese da cui proviene”.
Vi sarà chiaro, a questo punto, quale sia il tema che affronteremo oggi; non è una grande sorpresa per chi già si è imbattuto prima in me medesima ma, per tutti coloro ai quali non sia capitato, comunico che parleremo di thriller, il genere cui sono più legata ma, questa volta, ci concentreremo su quelli provenienti dalla meravigliosa Scandinavia.
Pur rischiando di risultare banale, non posso per nessun motivo evitare di partire dall’indiscusso principe di questo genere, secondo solo (forse, dipende dai punti di vista…) all’ahimè scomparso Stieg Larrson: Jo Nesbo si è fatto strada tra i volumi presenti sugli scaffali piuttosto in sordina. Pubblicato inizialmente da Piemme, è stato per i primi tempi considerato dai più un romanziere “da ombrellone”, ed è stato proprio così che mi ci sono imbattuta.
Era il lontano 2011 quando, durante una breve vacanza ristoratrice, mi sono trovata davanti a Il Leopardo, un tomo dalla discreta mole che mi ha attirata con diverse delle sue caratteristiche “fisiche”: la copertina fredda, diciamo gelida, e il sopracitato strillone avvolto intorno alle bandelle laterali. Ora che ci penso, era già pubblicato da Einaudi a quel punto, e questo è un altro elemento che mi ha trasmesso un senso di affidabilità.

D’accordo, credo sia il caso che freni il mio istinto prolisso e arrivi al dunque: Harry Hole, l’investigatore cupo e maledetto, con tutti i difetti che vi possano venire in mente ma con un talento tanto grande per l’acciuffare i più pericolosi criminali da farli sparire, non può fare altro che conquistarvi. In più, le ambientazioni glaciali della mia amata Norvegia, quel perenne senso malinconico che non sai mai se parta da lui o dalle città in cui si aggira, impregnano la sensibilità del lettore trascinandolo nelle mille avventure che questo sventurato personaggio vive.
A questo link trovate i romanzi della serie dedicata a Harry Hole, ma anche tutti gli altri scritti di Jo Nesbo, in ordine di lettura che, come scoprirete, non è lo stesso della pubblicazione italiana.

Devo necessariamente contenermi, nonostante l’entusiasmo per l’argomento porti il mio essere logorroica ai suoi massimi livelli: dalla Danimarca è arrivata fino a noi, grazie a Fazi Editore, Sara Blaedel, autrice talentuosa e molto apprezzata dai suoi colleghi (tra cui Camilla Lackberg di cui, però non vi parlo, poiché ancora non ne so abbastanza), ha dato vita alla serie di romanzi investigativi con protagonista Louise Rick che comincia con l’apprezzatissimo Le bambine dimenticate.
Le atmosfere, anche in questo caso, sono così misteriose da risultare a tratti spettrali, seppur si avvicinino molto più alla realtà rispetto a quelle di Nesbo. Louise è molto umana, un personaggio verosimile che attira l’empatia del lettore con la sua emotività da “persona vera”. Particolarmente emotive sono anche le situazioni in cui si trova: efferati omicidi e inarrestabili criminali disturbati richiedono il suo intervento e, nonostante tutto, lei non lo nega mai.
Arriviamo ora ad un’altra storia affascinante: avete mai sentito parlare di Lars Kepler? I suoi libri hanno cominciato a comparire quando ancora lavoravo in libreria e il primissimo titolo, L’ipnotista, ha catturato la mia attenzione come il miele con Winnie The Pooh.
Ho commesso un errore, però…quale, vi chiedete? Beh, sappiate che dire “i suoi libri” è improprio, dato che in realtà Lars Kepler è lo pseudonimo dietro cui si celano due autori svedesi che, oltre a collaborare, sono marito e moglie.

A voi non basta una premessa del genere per morire di curiosità? A me sì e, fortunatamente, tra noi tre è stato amore. Erik Maria Bark è l’ipnotista più famoso dell’intera Svezia e non può certo tirarsi indietro quando gli viene sottoposto il caso più strano, fino a quel momento, della sua carriera. C’è solo un problema: ha promesso di non praticare l’ipnosi…mai più. Questo non ferma però Joona Linna, l’investigatore che ha spasmodicamente bisogno dell’intervento di Bark per aiutare Josef Ek, un adolescente che ha appena assistito al massacro della sua intera famiglia e ora rischia di esserne accusato. Niente male, non è vero?
Ridendo e scherzando (ma neanche poi troppo), siamo arrivati agli ultimi due Paesi compresi nella definizione “thriller nordico”; come descrivervi L’uomo con la faccia da assassino di Matti Rönkä?
I romanzi editi da Iperborea, che svolge senza dubbio un lavoro magistrale, mi mettono sempre un po’ in difficoltà poiché sono accumunati da alcune caratteristiche ben precise: i suoi autori hanno stili di scrittura molto particolari, a volte non esattamente immediati, e i personaggi che ne scaturiscono sono spesso controversi ma sempre tanto, tanto affascinanti.
All’interno di questo romanzo trovate un po’ di tutto: mistero? Certamente, è un thriller con i fiocchi; c’è anche una componente storica e senza dubbio incide molto l’impronta tradizionale e culturale Finlandese.

Ho partecipato alla presentazione del romanzo organizzata durante una fiera del libro (ormai sono vecchia, non ricordo più se fosse a Torino o alla prima edizione di Tempo di Libri, ma propendo per la prima) e sono rimasta ammaliata dalle capacità narrative dell’autore, nonostante stesse parlando in una lingua a me totalmente sconosciuta. Forse su questo titolo non mi sento di garantire il successo assicurato perché, come detto, è molto particolare ma fossi in voi…un’occasione gliela darei.

Restiamo in “Casa Iperborea” per l’ultima sezione di questo excursus e parliamo de L’enigma di Flatey di Viktor Arnar Ingólfsson: non è semplice vedere pubblicati in Italia autori che provengano dalla meravigliosa Islanda ma, per fortuna, questo storico editore ci viene in soccorso.
Ci troviamo di fronte ad un thriller a stampo più classico, rispetto ai precedenti di cui abbiamo parlato, e anche la sua ambientazione lo è: siamo all’inizio degli anni ’60 e in una piccolissima località abitata per lo più da pescatori viene rinvenuto un cadavere che nessuno sa identificare. Lo stile di vita arretrato del luogo in cui si trova ostacolerà, a tratti, la rivelazione del mistero che porta con sé ma la serie di 39 lettere, trovata scritta su un foglio in una delle sue tasche alimenterà inevitabilmente la curiosità di qualcuno.
Credo che, per questa volta possa bastare: io spero che possiate trovare qualche spunto di lettura tra questi titoli, uniti da un filo rosso ma comunque molto diversi tra loro e, specialmente nel caso di quelli editi da Iperborea, particolari e poco conosciuti. In caso di dubbi, domande, necessità o indiscrezioni piccanti, sapete dove trovarmi.
Articolo scritto da Eleonora
