Conoscere un nuovo autore è sempre un’esperienza che adoro vivere. È come se incontrassi una persona nuova che non vede l’ora di raccontarmi la sua storia. Ci presentiamo, dunque, e pian piano ci conosciamo e arriviamo a capire se siamo fatti l’una per l’altra o se non ci vedremo mai più. Così è stato anche per Eliana Fasani, un’autrice emergente il cui talento ho scoperto un paio d’anni fa. Beh, ve lo anticipo già: con lei è stato amore a primo libro!
Eliana è una talentuosissima scrittrice a cui si deve la Contact Saga, una saga post apocalittica formata da quattro libri: Fear, Promises, Resilience e Valiancy.

Fear tratta il tema di un’invasione aliena: gli Esterni hanno invaso il pianeta Terra e hanno ucciso gran parte della popolazione, trasformando un’altra grande fetta in “ibridi”. Sono pochi i sopravvissuti, tra cui Liz e Liam, i nostri protagonisti. Vivremo questa catastrofe senza precedenti dagli occhi di una liceale che si ritroverà catapultata da una vita agiata ad una vita pericolosa, in cui ogni giorno si lotta per sopravvivere.
A farle compagnia ci sarà il fratellino Liam, un piccolo ometto che renderà più dolce questa straziante situazione, e un giovane misterioso di nome Finn, di cui faremo pian piano la conoscenza.
Come anticipato, io sono letteralmente innamorata di questa saga. Credo di poter affermare con abbastanza tranquillità che non le manchi nulla: amore fraterno e amore tra ragazzi; sviluppo personale; colpi di scena; originalità; intrattenimento; scrittura magistrale… E chi più ne ha più ne metta!
Ho avuto il grandissimo piacere di leggere tutti e tre i libri finora pubblicati e non saprei assolutamente esprimere una preferenza. Fear mi ha conquistata facendomi conoscere questo distopico futuro; Promises mi ha lasciata a bocca aperta per il susseguirsi degli avvenimenti; Resilience… Beh, da questo libro devo ancora riprendermi (bellissimo ma sofferente)!
Ma non voglio essere io a parlarvi di questi libri… Oggi per Little Readers abbiamo il grandissimo onore di “ascoltare” la voce che ha dato vita a tutto ciò: Eliana Fasani.
Le ho sottoposto un po’ (forse anche più di un po’) di domande che spero possano aiutarvi a conoscere meglio la Contact Saga e togliervi qualche dubbio al riguardo. Buona lettura!
M: Ciao Eliana! Grazie per aver accettato di sottoporti a questa intervista, sono molto emozionata! Io sono una grande fan dei tuoi libri e l’idea di potermi togliere qualche piccola (o grande) curiosità ponendoti delle domande mi rende molto felice! Sono sicura che sarà utile e gratificante anche per tutti i lettori che ci leggeranno.
Ma prima di cominciare… Nell’introduzione ho parlato dei tuoi libri, della Contact Saga, ora però è il tuo turno. Vogliamo conoscere la mente dietro queste bellezze quindi parlaci un po’ di te!
E: Ciao a tutti!
Innanzitutto ti ringrazio moltissimo per aver organizzato quest’intervista… il mio piccolo momento di celebrità! ♛
No, okay, torno seria… più o meno. Allora, mi chiamo Eliana (ma già lo sapete), ho 27 anni (sigh!), vivo in Piemonte, in un paesino microscopico vicino a Novara, e lavoro in un asilo nido. Fare la maestra mi piace, è quello per cui ho studiato e lo faccio volentieri, però… però, ecco, non è il lavoro dei miei sogni. Se potessi scrivere per vivere sarei la persona più felice al mondo, ma purtroppo non è così e la scrittura, ahimè, non può che essere un passatempo, un modo per evadere dalla realtà.
M: Sei una donna impegnata su più fronti! Come riesci a conciliare la scrittura con gli impegni quotidiani?
E: Non sono esattamente una persona organizzata… anzi, diciamo che sono proprio il contrario dell’organizzazione! Lavorando tutto il giorno (con i bambini, oltretutto!) e dovendo occupare gran parte del tempo libero che ho disposizione alla gestione del mio piccolo negozio online, arriva sera che non ho voglia di fare nulla, se non di stravaccarmi sul divano e di guardare qualcosa su Netflix. Invece c’è Liz nella mia testa che mi chiama e, se non la assecondo, mi fa sentire una brutta persona. Quindi sconfiggo la stanchezza, mi siedo davanti allo schermo del computer e mi ritrovo a fare le ore piccole, pentendomene puntualmente la mattina dopo. A meno che, ovviamente, la nottata insonne non sia stata produttiva e sia riuscita a scrivere qualcosa di decente. In quel caso, sfoggio con molta felicità le mie occhiaie!
M: Beh, leggere dell’impegno che ci metti nella scrittura dà ancora più valore ai tuoi libri! E dimmi, da quanto tempo scrivi? E come e quando è nata l’idea di scrivere un’intera saga?
E: Scrivo da quando avevo 14/15 anni. Dopo aver trascorso molti pomeriggi a leggere, un giorno mi sono detta: “Ma perché non provo anche io a scrivere una storia?”.
All’inizio mi sembrava un’idea assurda, tanto da non decidermi mai ad assecondarla, fino a quando un giorno, dopo aver litigato con mia madre per un brutto voto preso a scuola, ho acceso il pc, aperto un file word e iniziato a scrivere di Rika e del Cavaliere d’Oro. Ovviamente quel file non vedrà mai e poi mai la luce del sole (è meglio per il genere umano, credetemi), però, ecco, è cominciato tutto quel pomeriggio (e con quella trashata fantasy).
Per quanto riguarda l’idea di scrivere una saga, non saprei. Cioè, non è che l’abbia deciso, è venuto da sé: io e Liz avevamo troppe cose da raccontare per poter racchiudere tutto in un libro autoconclusivo e così è nata la Contact Saga.
M: L’idea della saga quindi c’è sempre stata (e noi siamo felici!). Ma quando hai iniziato a scrivere Fear avevi già deciso che sarebbe stato il primo di quattro libri?
E: Assolutamente no, all’inizio pensavo sarebbe stata una semplice duologia. Ma scrivendo mi sono resa conto che non sarei riuscita ad approfondire la storia come avrei voluto in soli due libri (a meno di appiopparvi due mattoni di 700 pagine!), quindi eccoci qui, con tre volumi pubblicati e l’ultimo in stesura!
M: “L’ultimo in stesura”… Mi brillano gli occhi! Ma di questo parleremo più tardi… Sono curiosa di sapere: come hai deciso che il nemico sarebbero stati gli Esterni? Da dov’è venuta l’idea di causare una catastrofe di così larga scala? La preferivi all’idea di rendere un unico personaggio, o pochi di essi, il vero nemico?
E: Il genere post-apocalittico mi ha sempre affascinato molto, sin da piccola. So che molti, pensando a questa tipologia di storie, si immaginano soltanto film super trash, con effetti speciali tremendi e trame traballanti che non stanno né in cielo né in terra; ma in realtà è molto, molto di più. Credo sia il genere, il post-apocalittico, che più di tutti gli altri spinge i personaggi a raggiungere e superare i loro limiti, a mostrarsi per quello che sono realmente, a mettere in gioco i loro valori e, a volte, persino a perderli. Tutto soltanto per sopravvivere.
Prima dell’idea degli Esterni, ho concepito “l’atmosfera” tetra e malinconica che volevo permeasse la storia, quel clima di inquietudine e impotenza che, almeno inizialmente, avrebbe influenzato i pensieri e le azioni dei miei protagonisti. Gli Esterni sono venuti da sé. Non perché non mi piacesse l’idea di un antagonista impersonificato in un unico personaggio, come nella maggior parte delle storie (anche se, in effetti, è uno stratagemma narrativo un tantino abusato e che per questo non amo), ma perché volevo un nemico pressoché immortale, invincibile, capace di instillare in Liz e Liam (e magari anche un po’ nel lettore) una paura folle, impossibile da contenere.
M: Per la paura nei lettori posso confermare che sei riuscita nel tuo intento 💔 Ma ora veniamo all’ambientazione. La saga viene narrata all’interno del territorio degli Stati Uniti d’America. Come mai questa scelta? Perché non l’Italia? Inoltre assistiamo a tantissimi viaggi e spostamenti di Liz. Come sei riuscita a renderli coerenti? Conosci il territorio?
E: Posso rispondere che non lo so? Cioè, non lo so davvero. Sarà che gli USA mi hanno sempre affascinato moltissimo; sarà che l’idea che mi sono fatta di Liz, fin da subito, è stata di quelle tipiche ragazze popolari che vediamo nei film; sarà che ho iniziato a scrivere la storia a 15 anni o, ancora, che mi serviva un’ambientazione molto vasta, non so dirlo con certezza… ma non ho mai pensato di poter ambientare Contact in Italia.
Per quanto riguarda la coerenza nelle abitudini di vita o nelle scenografie, mi sono documentata tantissimo (e con “tantissimo” intendo proprio tanto tanto tanto). A partire dal sistema scolastico americano, per passare ad alcune abitudini di vita e al territorio. In quest’ultimo caso, devo menzionare e ringraziare in particolar modo Google Earth, che mi ha dato modo di esplorare in lungo e in largo le città che Liz ha visitato, prima di doverle descrivere a parole. Sicuramente non è come averle viste con i propri occhi, ma mi ha permesso di andarci il più possibile vicino.
M: Che bello scoprire i trucchi del mestiere! Forse sono anche questi che hanno reso la Contact saga quello che è ora?
Personalmente credo sia il lavoro di un emergente maggiormente apprezzato sui social dedicati ai libri. Quando hai pubblicato Fear, e hai iniziato le prime collaborazioni, ti immaginavi tutto questo successo?
E: Ti ringrazio tanto, ma non sono sicura che i miei libri siano poi così famosi. Cioè, forse appaiono in diverse foto, non lo nego, ma credo che, in generale, le persone abbiano… timore ad avvicinarsi a essi.
Prima di tutto perché sono un’autrice che ha pubblicato in self, quindi il primo pensiero spesso è: “Vade retro, Satana, non spendo i miei soldi in un libro che probabilmente è scritto malissimo!” Seconda cosa, perché Fear e company appartengono a un genere che è molto sottovalutato e snobbato. Terza cosa, sono italiana e, non si sa perché, noi italiani non leggiamo i libri di altri italiani. Sembra quasi una regola, purtroppo.

Nonostante questo, ogni volta che uno dei miei libri compare in una foto, ogni volta che qualcuno ne parla o mi scrive nei messaggi per discuterne, io mi trasformo in un brodo di giuggiole! Non avrò migliaia di lettori, ma quei pochi che ho, che mi supportano e mi fanno percepire in continuazione il loro sostegno, sono fantastici e mi fanno sentire orgogliosa del mio lavoro. Danno un senso alle nottate insonni e alle centinaia di ore passate davanti allo schermo del computer.
M: E noi ti sosterremo sempre! Ma adesso parliamo dei personaggi!
E: I miei bimbi! *-* Non aspettavo altro!
M: Iniziamo da Liz, la nostra protagonista. Com’è nato il suo personaggio? Come hai scelto il suo nome? E come hai ideato la sua caratterizzazione?
E: Domanda complicata. Come protagonista di questa storia volevo un personaggio forte, una ragazza decisa, che sa il fatto suo e non si fa mettere i piedi in testa facilmente. Al contempo, volevo che fosse anche fragile e che avesse molti difetti: testarda, vanitosa, permalosa, irritabile, scontrosa e chi più ne ha, più ne metta.
Volevo, insomma, che fosse un’adolescente vera e propria, un’altalena continua di emozioni, una ragazza con un carattere ben definito, ma, al tempo stesso, ancora in via di sviluppo. Una protagonista che commette errori, tanti, tanti errori, ma che è capace di imparare da essi.
Il nome è sorto dal nulla. Doveva essere semplice, memorabile. Liz mi è sembrato subito perfetto. Al tempo stesso, però, mi sembrava un po’ banale: esistono tantissime protagoniste che si chiamano Eliza o Elizabeth, il cui soprannome diventa in automatico Liz, no? Per questo ho pensato che Liz potesse essere il diminutivo del suo cognome, non del nome. E così ecco che è nata Kristen Leesman, Lizzy per suo fratello Liam, Liz per tutti gli altri.
M: Hai citato il nostro piccolo e dolce Liam, quindi è il suo turno! Com’è stato scrivere di un personaggio così piccolo di età? Come sei riuscita a renderlo veritiero?
E: Immedesimarsi in Liam è stata una delle cose più complicate: essendo adulta non viene naturale pensare come un bambino di 6 anni. Certo, sono maestra e forse sono stata avvantaggiata da questo fatto, ma non nego che, nonostante questo, renderlo veritiero sia stato difficile.
Alcune persone trovano che Liam sia molto piagnucoloso, a volte persino insopportabile, invece io credo che non sia affatto così: per un bambino di sei anni piangere e fare i capricci è la cosa più naturale del mondo.
Mettiamoci poi che si ritrova a vivere in una situazione disastrosa, senza mamma, senza papà, con la pancia che spesso brontola per la fame, con il terrore di vedersi attaccare non appena chiude gli occhi: siamo seri, io credo piangerei molto più di quanto non fa lui, al suo posto!
Anzi, sono convinta che sia molto più maturo della sua età… o almeno della me stessa seienne!
M: Ottimo lavoro! Per non parlare poi del loro rapporto fraterno! Sin dalle prime pagine di Fear ci hai commosso con il meraviglioso legame tra Liz e Liam. Sei riuscita a creare un rapporto fraterno così reale da farci scogliere.
Ecco, svelaci il tuo segreto! Hai anche tu un fratello più piccolo a cui ti sei ispirata? Oppure hai semplicemente immaginato come potrebbe essere?
E: Sì, ho anche io un fratello più piccolo, ma non abbiamo lo stesso rapporto quasi morboso che c’è tra Liz e Liam. Io e Federico abbiamo soltanto cinque anni di differenza, quindi non ho mai dovuto “fargli da mamma”. Anzi, se devo essere sincera, da piccola ero una gran antipatica con lui e continuavo a fargli i dispetti! 😛
Quindi, sì, più che altro ho immaginato come potesse essere, anche perché Liz, più che una sorella, è un vero e proprio genitore per Liam.
Quest’ultimo, essendo così piccolo, ha bisogno di figure di riferimento salde per poter crescere e lei, nel suo piccolo, cerca di fare del suo meglio per sostituire sia la loro mamma che il loro papà.
A volte ci riesce, altre volte no, ma, insomma, ha soltanto 17 anni e lei stessa, in fin dei conti, è una bambina.
M: Già dai primi libri facciamo la conoscenza di diversi personaggi, alcuni marginali altri più importanti come Finn. Ma non ci avevi mai abituato ad una collettività, che arriva invece con Resilience. Hai trovato difficoltà nella creazione contemporanea di così tanti nuovi personaggi? Nel trovare ad ognuno di loro il giusto spazio in una storia già avviata?
E: Sì, è stata la cosa più faticosa di tutte. Liz, Liam e Finn erano personaggi già affermati, con una caratterizzazione definita e solida, tra loro c’era equilibrio e riuscivo a immedesimarmi bene nelle loro azioni e nei loro pensieri. Dover inserire così tanti nuovi personaggi in una volta sola è stato un trauma. Trovare il modo giusto di presentarli, far sì che il lettore potesse affezionarsi a loro poco per volta, come è stato per i tre protagonisti, senza che si sentisse sommerso di nomi non è stato semplice. Ho dovuto procedere grado per grado, intuire quando fosse il momento migliore per dare spazio a uno piuttosto che a un altro e capire quali di loro volevo approfondire e quali appena accennare, perché non essenziali.
M: Chi si approccia ai tuoi libri capisce subito una cosa: nessuno è al sicuro, mai. Possiamo davvero aspettarci di tutto da te. Inoltre non hai mai dipinto i tuoi personaggi come degli eroi, come delle persone con particolari abilità di sopravvivenza. Ci hai mostrato la loro forza certo, ma anche la loro debolezza. Ma nonostante il pericolo sia sempre dietro l’angolo Liz, e altri personaggi, sopravvivono a tanti momenti difficili. Cosa credi che abbiano di così importante da permettergli di resistere ad una tale catastrofe? Qual è il loro segreto? Sono semplicemente fortunati o qualcosa gioca a loro favore?
E: A volte la sopravvivenza è fortuna, certo, ma credo sia soprattutto lo spirito di conservazione ad averli tenuti in vita, la voglia di poter resistere un altro giorno, il desiderio di proteggere chi si ama e, per questo, essere disposti a tutto.
Come dici tu, né Liz né gli altri hanno particolari doti di sopravvivenza, nessuno di loro è un eroe. Sono persone normali, con i loro pregi e i loro difetti, che si sono ritrovate catapultate in un vero e proprio inferno. C’è chi riesce ad adattarsi e chi soccombe.
E c’è chi ce la fa soltanto grazie all’amore e al sacrificio di altre persone.
M: Oltre all'”essere normali”, uno dei messaggi che i tuoi libri veicolano attraverso i personaggi è che le persone possono davvero cambiare. In meglio o in peggio, a quanto pare… Noi abbiamo avuto un assaggio di ciò che una pandemia mondiale ha comportato a livello personale: ne è venuto fuori spirito di solidarietà, altruismo… Ma qualche furbetto che ha approfittato della situazione non è mancato. Proprio come nella Contact Saga! Alla luce di quello che stiamo vivendo oggi, come immagini la nostra civiltà alle prese con un’invasione aliena? Come l’hai descritta nei tuoi libri o abbiamo qualche speranza in più?
E: Non voglio essere catastrofica, ma sono abbastanza sicura che in una situazione come quella descritta nei miei libri nessuno attaccherebbe striscioni con # ottimistici alle finestre. Magari all’inizio sì, ma quando le cose comincerebbero a farsi difficili, ognuno penserebbe a sé e a chi ama e basta. Mors tua vita mea.
Non sempre, è chiaro: la compassione è insita nell’essere umano. Ma lo sono anche la violenza e lo spirito di sopravvivenza, come dicevamo prima.
Tra l’altro, c’è un intero capitolo, in Resilience, in cui Liz parla proprio di questo argomento insieme a un altro personaggio: sono mie riflessioni, che mi piace mettere in luce tramite la voce della mia protagonista.

M: Stiamo per concludere l’intervista quindi è arrivato il momento di un paio di domande cattive!
E: Sono le mie preferite!
M: Tra quelli fino ad ora conosciuti… Chi è il tuo personaggio preferito? E, soprattutto, quale libro preferisci tra Fear, Promises e Resilience?
E: Non faccio mistero che il mio personaggio preferito sia Finn. Per quanto sia affezionata a Liz, essendo la protagonista, con Finn ho un rapporto speciale. Sono riuscita a creare questo personaggio maschile esattamente come lo volevo: gentile e paziente, buono e con forti valori umani, ma anche misterioso, provocatorio e ambiguo, a tratti. Mi piace il fatto che sia silenzioso (e, ancor di più, che questo infastidisca Liz da morire!), ma che sia comunque capace di esprimersi con un semplice sguardo.
E, soprattutto, mi piace che non sia perfetto, tipo un modello pronto per la sfilata, come succede in molti libri, nei quali il protagonista maschile è sempre un figo pazzesco dai pettorali scolpiti, con i capelli acconciati alla perfezione e un sorriso smagliante da togliere il fiato. Ma dai, dove esistono persone del genere nella realtà? Con questo, non voglio dire che Finn sia un rospo, tutt’altro, ma è umano, ecco.
Per quanto riguarda la seconda domanda… sai che è come chiedermi quale sia il preferito dei miei figli, vero? A parte gli scherzi, credo che il mio preferito sia Resilience. Non per gli avvenimenti, ma per il modo in cui l’ho scritto: in questo terzo volume credo di essere riuscita ad approfondire meglio l’animo di Liz, a metter in luce tante delle sue fragilità e, al tempo stesso, mostrare la sua forza interiore. Inoltre, penso che il mio stile si sia evoluto in quest’ultimo periodo e si sia fatto un po’ più maturo, rispetto a quello dei primi due libri.
M: In ordine crescente, dicci quale libro hai scritto con maggiore difficoltà!
E: Il più semplice, se così si può dire, è stato Promises, il secondo: in questo libro i personaggi erano gli stessi che già conoscevo e si trattava più che altro di approfondire i loro legami e buttare qui e là qualche rivelazione o qualche brutto fattaccio (chi ha letto può capire a cosa mi riferisco!).
Poi viene Fear: iniziare la storia dal nulla, gettare le basi, presentare come si deve i personaggi non è mai semplice.
In ultimo, Resilience, il terzo: in questo libro la trama prende una svolta abbastanza inaspettata e guida Liz, me e i lettori verso la fine che tanto temo. Inoltre, come dicevo prima, qui appaiono tantissimi nuovi personaggi, alcuni importanti, altri meno, e riuscire ad amalgamarli a quelli già presenti non è stato affatto semplice.
M: Se ti va, racconta a noi lettori cosa si prova a vestire i panni di una scrittrice. Quali sono le emozioni che hai provato quando hai terminato questi tre libri?
E: Non è facile descrivere l’emozione che si prova quando si scrive la parola finale di un libro. Penso che la prima, almeno per me, sia l’incredulità. Insomma, non sono esattamente una scheggia di scrittrice, quindi riuscire ad arrivare al termine di un volume è sempre un’impresa!
Dopo l’incredulità, subentra la felicità: mi metto a ballare in giro per casa con il cane (che, non a caso, si chiama Lizzy!), cerco di raccontare l’impresa a chiunque sia disposto ad ascoltarmi, magari festeggio con una cena speciale e poi, finalmente, dopo notti insonni, dormo. Dormo davvero, senza pensare al libro o ai miei personaggi, per una volta.
Poi il giorno dopo mi sveglio e l’ansia riprende più forte di prima, perché devo occuparmi della revisione, di questa o quella scena da aggiungere, della copertina, della formattazione e di mille altre cose che, prima o poi, mi porteranno alla pazzia!
Ma scrivere è lo stesso bellissimo, giuro.
M: Mi fai commuovere!
Il quarto e ultimo libro della Contact Saga è ancora in lavorazione, ma noi guardiamo già avanti. Hai in mente altri progetti dopo averlo terminato? Non lasciarci senza nulla, ormai hai dei fedeli sostenitori!
E: Ahahah! Beh sì, ammetto di avere qualche ideuzza in mente.
Innanzitutto mi piacerebbe proseguire e terminare una delle storie che avevo cominciato a scrivere su Wattpad alcuni anni fa. Si tratta di un romanzo storico con accenni fantasy, a cui tengo particolarmente. Anche in questo caso, si tratta di un genere di nicchia. Lo so… me le cerco! Ma da poco ho ideato anche la trama di un romance che mi sembra abbastanza interessante, quindi… si vedrà.
Magari finirà in un nulla di fatto, magari no, non lo so nemmeno io! Poi ho per la testa anche altri post-apocalittici (cosa volete farci, li adoro!), ma vorrei evitare per un po’, per non risultare ridondante. Insomma, si vedrà, andrò dove mi porterà il cuore. Di sicuro, qualcosa scriverò!
M: E a tal proposito… Secondo le tue previsioni, anche imprecise, quando potremo finalmente leggere il tuo ultimo libro? Cosa dobbiamo aspettarci? E cosa ti aspetti tu dai lettori? Quali reazioni o considerazioni? A noi lettori di Little Readers concedi qualche piccola anticipazione? Preparaci almeno alla sofferenza che patiremo 💔
E: Penso che Valiancy potrà essere pronto per l’anno prossimo, se tutto va secondo i piani, ma c’è da prendere questa previsione con le pinze, perché la mia ispirazione è molto ballerina: a volte sono un’implacabile macchina da guerra, che sforna mezzo libro in pochi giorni, altre volte non riesco a buttare giù tre righe che mi soddisfino in un intero mese.
In ogni caso, il finale che ho in mente per la Contact Saga verrà amato o odiato, non ci saranno mezze misure. So che sarà così. Ma so anche che sarà giusto, il più giusto che potrebbe esserci. Vi dico soltanto di prepararvi a soffrire: nessuno è al sicuro. 😈
M: Bene Eliana, io ti ringrazio per aver risposto alle mie domande! È stato davvero un piacere per me fare due chiacchiere virtuali con te ❤️
Prima di salutarci però ti chiedo un’ultima cosa: in poche righe dì ai nostri lettori, che non conoscono ancora il tuo meraviglioso lavoro, perché dovrebbero leggere la Contact Saga.

E: Perché dovreste leggere la Contact Saga? Beh, perché è bellissima, no?
Scherzo, scherzo, non sono così presuntuosa, dai!
Il motivo principale per cui dovreste leggerla è perché credo fermamente che i miei personaggi siano veri e che possano perciò essere in grado di farvi provare delle vere emozioni. Non li ho resi carini e simpatici per farli piacere al lettore, nemmeno i protagonisti. Ho cercato, piuttosto, di dare loro un carattere sfaccettato, che a volte potrà farvi arrabbiare, certo, ma che è il più simile possibile a quello di una persona reale, non di un personaggio fittizio.
Poi beh, c’è anche il fatto che sono un’autrice italiana, quindi credo sarebbe carino sostenere il sogno di una connazionale, no? Non lo faccio per soldi, tanto che vendo il mio lavoro (fatica, sudore, lacrime e ansia) per qualche centesimo. Lo faccio perché è ciò che mi fa stare bene. Lo faccio perché, anche se non diventerò mai famosa e non potrò mai vivere di questo, sento che scrivere è quello per cui sono fatta, l’unica cosa in cui, forse, ho un pochino di talento.
In ogni caso, ti ringrazio tantissimo, Milena, per avermi ospitato in questo salottino virtuale: è stato davvero un piacere e sono felice di aver avuto questa possibilità! Inoltre, ringrazio anche chiunque abbia letto fino a qui… chissà che non abbia convinto qualcuno a dare un’occasione a me e alla Contact Saga? ^.^
In tal caso, preparatevi al caratteraccio di Liz, ai bisticci tra lei e Finn e a fare scorta di fazzoletti: potrebbero servirvi!
Ebbene lettori l’intervista si chiude qui! Vi ringrazio anch’io tantissimo per aver tenuto compagnia a me e ad Eliana ❤️ vi ricordo che potete trovare su Instagram il profilo dedicato alla saga (@contactsaga) così potrete sempre rimanere informati a riguardo!
Porto con me la speranza che questo articolo vi abbia fatto scoprire una nuova autrice e spero di avervi invogliato a darle una possibilità perché, credetemi, la merita! Su Amazon potete trovare tutti e tre i libri sia in versione digitale che cartacea (ad un prezzo stracciato!!!) Quindi cosa state aspettando? Correte a leggerli e fateci sapere poi quanto avrete sofferto eheheheh
Alla prossima, lettori ❤️
Articolo scritto da Milena

Autrice: Eliana Fasani
