articolo di @pizzichi.di.libri
Quando sono indecisa se comprare o meno un libro leggo la prima frase. Di alcuni leggo anche la seconda poi la terza, e infine tutta la pagina.
Ma è quando arrivo a leggere tutto il primo capitolo senza nemmeno accorgermene, lì in piedi in mezzo alla libreria, che so di avere trovato il libro giusto.

È un po’ una prova del nove: posso aver sentito parlare benissimo di quella storia o aver letto la trama ed esserne incuriosita, ma è quando le prime righe (o pagine) mi colpiscono che mi convinco per davvero.
Penso sia anche questo il potere delle storie: catturare il lettore con una sola frase.
E personalmente trovo che le storie coinvolgenti fin dall’inizio siano le più affascinanti.
Poi non è detto che siano le più belle: ci sono tanti libri che amo che non iniziano in maniera particolarmente memorabile e in cui il bello viene dopo, ma ciò non toglie il fascino proprio di un inizio calamitante.
È grazie a tutto questo che qualche mese fa ho aperto un canale YouTube e una pagina Instagram e ora mi trovo qui a scrivere questo articolo. Infatti ho iniziato a fare video proprio leggendo ad alta voce i capitoli iniziali dei miei libri preferiti. Ho pensato: “Perché non consigliare libri usando i libri stessi? Non c’è bisogno di tanto di più.”
Ed è stato leggendo e rileggendo tutti questi primi capitoli che ho realizzato che in fondo ogni inizio è speciale a modo suo.
Non c’è un solo tipo di incipit e il bello è proprio questo: i più affascinanti possono essere creati da frasi brevissime o molto, molto lunghe; possono buttarti nel bel mezzo dell’azione o presentare un mondo o un personaggio.
Possono essere lunghi diverse pagine e costituire un intero prologo o essere una sola, singola frase al centro di una pagina.
Ho selezionato alcuni degli incipit che più mi hanno colpito. In certi casi addirittura sono libri che ho comprato quasi soltanto perché sono stata catturata dalla loro frase iniziale.
In altri casi all’incipit ho fatto caso successivamente. Ma sono tutte storie che iniziano col botto.
E, proprio perché alcuni libri si riconoscono già dai loro incipit, ho pensato di proporvi un gioco: siete in grado di riconoscere il libro solo dalle sue prime parole?
“Il circo arriva inaspettato.”
Con una frase brevissima l’autrice ci mette sull’attenti. Non che succeda realmente nulla: non ci troviamo di colpo in mezzo ad una battaglia o una situazione movimentata.
Ma con una frase ci viene presentato il protagonista (che in questo caso funge anche da ambientazione) e ci viene detto semplicemente che arriva e come arriva. Nulla di che apparentemente, se non fosse che normalmente i circhi sono tutto fuorché inaspettati.
Sono rumorosi e colorati e il loro arrivo viene annunciato anche con mesi di anticipo. E invece qui capiamo già che non si tratta di un circo normale e siamo molto, molto curiosi.
(Il circo della notte di Erin Morgenstern)
“Delle prime, poche infestazioni di cui mi sono occupata per conto della Lockwood & Co...
…non intendo dire molto, in parte per proteggere l’identità delle vittime, in parte a causa della natura raccapricciante degli eventi, ma soprattutto perché, in un ampio assortimento di modi ingegnosi, siamo riusciti a topparle tutte”
Qui non ci troviamo davanti ad una breve frase a effetto ma ad una sequenza più complessa, anche se non meno intrigante. Capiamo poco in realtà ma ci rimane impressa una cosa, ovvero il fatto che si parli di qualcosa di tendente all’inquietante (infestazioni, vittime, eventi raccapriccianti eccetera) in chiave inaspettatamente comica.
La frase infatti è molto ritmata e sembra creare una sorta di climax verso una conclusione che ci si aspetta essere il culmine dell’inquietudine e invece si rivela essere l’apice del ridicolo. E questo accostamento tragi-comico (che, *spoiler*, sarà presente per tutto il libro) cattura piuttosto in fretta l’attenzione anche di chi, come me, non ama storie particolarmente spooky.
(Lockwood e Co. La scala urlante di Jonathan Stroud)
“Ho impiegato molto tempo e ho girato quasi tutto il mondo per imparare quello che so dell’amore,
…del destino e delle scelte che si fanno nella vita. Per capire l’essenziale, però, mi è bastato un istante, mentre mi torturavano legato a un muro. Fra le urla silenziose che mi squarciavano la mente, riuscii a comprendere che nonostante i ceppi e la devastazione del mio corpo ero ancora libero: libero di odiare gli uomini che mi stavano torturando oppure di perdonarli. Non sembra granché, me ne rendo conto. Ma quando non hai altro, stretto da una catena che ti morde la carne, una libertà del genere rappresenta un universo sconfinato di possibilità. E la scelta che fai, odio o perdono, può diventare la storia della tua vita.”
Anche in questo caso ci troviamo davanti ad una sequenza complessa. Il narratore in prima persona già nella prima frase ci dice che ha scoperto una serie di fatti su alcune tematiche esistenziali (e quindi affascinanti) e che venirne a conoscenza è stato un processo lungo e complicato.
E poi boom: tortura (che fa sempre molto effetto).
La cosa interessante di questo paragrafo iniziale è che ci fa già capire che il libro sarà una mescolanza di azione e riflessione, ed essendo un tomo di quasi 1200 pagine penso sia la cosa migliore che ci si possa augurare. Infatti così tante pagine di pura e semplice azione potrebbero non essere particolarmente accattivanti per molti e solo i lettori più coraggiosi si addentrerebbero in un tomo esclusivamente riflessivo.
In questo caso spero tanto che le mie previsioni basate su questo incipit siano veritiere, dato che fra tutti quelli di cui vi sto parlando è l’unico libro che ancora non ho letto e che ho comprato, tra l’altro, quasi solamente perchè sono rimasta stregata dal suo primo paragrafo.
(Shantaram di Gregory David Roberts)
“Tanto tempo fa…
….un angelo e un diavolo si innamorarono.
Non finì bene.”
Questa frase non si trova all’inizio del primo capitolo ma ancora prima, al centro della primissima pagina del libro. Se ne trovano altre simili a scandire le sequenze della storia e sono tutte decisamente poetiche e stuzzicanti.
Questa in particolare è una sorta di riassunto dell’intera storia sotto forma di fiaba-lampo.
“Tanto tempo fa” così come “c’era una volta” richiama subito l’aspetto del racconto fiabesco e con le successive dieci parole l’autrice ci svela già svolgimento e fine. Fine che, essendo tragica, non può che incuriosire tantissimo. Il fascino di questa frase insomma sta nel suo essere allo stesso tempo molto chiara ed estremamente vaga.
(La chimera di praga di Laini Taylor)
“Spesso le persone si cagano addosso quando muoiono.”
Ok, parliamo di questo incipit.
Come molti sanno Jay Kristoff è un autore particolarmente privo di filtri e particolarmente fiero di questa cosa. Quindi iniziare un libro con una frase del genere è un’ottima mossa per mantenere ben chiaro il suo marchio di fabbrica e contemporaneamente scioccare ed intrigare terribilmente chiunque incappi in questa storia. Ma non finisce qui perché questa è solo la prima frase di una pagina introduttiva, una sorta di prefazione del narratore, quasi un disclaimer.
Infatti il titolo di questa premessa, “Caveat Emptor”, si riferisce al principio secondo cui l’acquirente è il solo responsabile della verifica della qualità della merce prima di effettuare un acquisto. Letteralmente sarebbe un po’ come dire “compratore stai attento!”. Leggetelo e capirete perchè.
“Caveat Emptor
Spesso le persone si cagano addosso quando muoiono. I muscoli si rilassano, l’anima svolazza via e tutto il resto… viene evacuato. Malgrado l’amore che il loro pubblico nutre per la morte, i commediografi di rado ne fanno cenno. Quando l’eroe spira tra le braccia dell’eroina, non richiamano l’attenzione sulla macchia che gocciola lungo le cosce o sul fatto che la puzza le fa venire le lacrime agli occhi mentre si china per dargli il bacio d’addio.
Lo dico come avvertimento, o miei gentili amici, ché il vostro narratore non condivide tale freno. E se le sgradevoli realtà di uno spargimento di sangue liquefano le vostre interiora, sappiate che le pagine che avete tra le mani parlano di una ragazza che stava all’omicidio come i maestri alla musica. Che riservava al lieto fine lo stesso trattamento di un seghetto all’epidermide.
Lei stessa è morta, ora: parole che susciterebbero un ampio sorriso, che a sentirle fossero i giusti o i malvagi. Si è lasciata alle spalle una repubblica in cenere. […] E, alla fine, ciò la rese famosa o famigerata? Tutta questa morte? Confesso di non essere mai riuscito a capire la differenza. D’altro canto, non ho mai visto le cose a modo vostro.
Non ho mai vissuto davvero nel mondo che definite vostro.
E nemmeno lei, in effetti.
Forse è questo il motivo per cui l’amavo.”
Ecco. Indubbiamente a Jay Kristoff piace iniziare con il botto, utilizzare frasi ad effetto e sconvolgere mente e cuore (e a tratti anche lo stomaco) del lettore in un paio di paragrafi.
In questo incipit, come peraltro nel corso di molti dei suoi libri, vengono tirate in causa tematiche forti trattate con estrema schiettezza e in certi casi in maniera molto cruda ed esplicita. Questo generalmente funziona molto bene per conquistare l’attenzione dello spettatore, che sia perchè si trova spiazzato e turbato o curioso e rapito. Oltretutto far introdurre la protagonista da un misterioso narratore onnisciente, che tra l’altro ne anticipa la morte e dichiara di averla amata, non fa altro che generare ancora più domande nel lettore Quest’ultimo avrà assolutamente bisogno di sapere, oltre alla storia stessa della protagonista, chi sia questo narratore, come e perché sia in relazione con questa ragazza misteriosa, tanto famosa e temuta. E soprattutto morta.
(Nevernight di Jay Kristoff)

Quindi, ricapitolando, penso che un buon incipit non sia, ovviamente, l’unico elemento necessario a determinare una buona storia, ma che possa avere un impatto molto forte sul lettore, tanto da fare la differenza nella sua percezione dell’intero romanzo. E penso soprattutto che gli incipit che più affascinano siano quelli che, a prescindere da lunghezza o stile di scrittura, facciano nascere tante tante domande.
Come dicevo prima è proprio per questo che è nato il mio canale YouTube: potete trovarvi le letture ad alta voce di alcuni degli incipit analizzati in questo articolo e di molti altri.
In questo momento poi sta attraversando una fase di rinnovamento e di sperimentazione per quanto riguarda i contenuti: nato da un incipit fatto di incipit ora sta prendendo una sua forma, e sono curiosa di vedere dove tutto questo ci porterà.
E voi lettori, quanti di questi cinque incipit avete riconosciuto?
Quanta importanza date alle prime pagine di un libro? Quali sono invece gli incipit a cui siete particolarmente affezionati? Ce ne sono alcuni che vi hanno convinto ad acquistare un libro che si è poi rivelato una delusione? (Speriamo non mi succeda con Shantaram!)
Fateci sapere in un commento!
Articolo scritto da Anna

Complimenti per l’articolo, estremamente ricco ed esaustivo sul quale ritornerò sicuramente!
Penso che Jay Kristof sia riuscito a catturarmi più di tutti e penso che avrebbe portato anche me alla cassa della libreria con il libro in mano.
…anche se il mio libro preferito è Il Maestro e Margherita di Bulgakov che per le prime venti pagine è stato davvero difficile.. poi me ne sono innamorata.
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Ma grazie mille! 🙂
Si, Jay Kristoff è proprio un mago, la prima volta che ho letto quell’incipit mi sono venuti i brividi! Il Maestro e Margherita invece non l’ho mai letto mannaggia.
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