Mi chiamo Valeria, ho 31 anni e ho frequentato un master in editoria quando ne avevo 27.
Oggi non lavoro più in editoria, lavoro come Digital Content Specialist, ma per molto tempo ho corretto bozze, editato testi, ho persino tenuto un laboratorio universitario sul lavoro redazionale.
Ho lavorato come freelance, come apprendista, come stagista non pagata, come stagista pagata e come volontaria.
I master in editoria pullulano, sono ovunque, ogni università o città importante ne ha uno: ce ne sono a Pavia, Milano, Bologna, Roma. Ma anche tante case editrici, più o meno grandi, hanno istituito i loro corsi di scrittura/editing/correzione di bozze (spesso per fare cassa, perché pubblicare e vendere libri non è un lavoro troppo redditizio).

Sophia mi ha chiesto di fare chiarezza in questo mare magnum, ed ecco quindi la mia opinione, che come tutte le opinioni è personale e non può dare conto di ogni singola esperienza. Personalmente ho frequentato il Master in Editoria della Fondazione Mondadori, ho fatto uno stage di un anno presso una medio-grande casa editrice milanese e poi ho lavorato da freelance a partita Iva.
Ho lavorato per studi editoriali, per Carocci, Bompiani, DeAgostini, Utet, Feltrinelli, bookabook, e tanti altri. Poi sono stata assunta come apprendista presso uno studio editoriale.
Se ti interessa il riassunto in video di questo articolo, vai sul mio canale YouTube: a questo link troverai il video dedicato.
Riassumendo: Ho 31 anni e ho lavorato per un po’ in editoria. Qui vi spiego perché ha senso fare un master in editoria e vi racconto la mia esperienza.
Perché fare un master in editoria?
Tantissime sono le persone che al giorno d’oggi vogliono cominciare a lavorare nel mondo dell’editoria, ma non sanno da dove partire. Sono spesso neolaureati con la passione per la lettura, e vorrebbero lavorare sui libri, ma non sanno cosa ciò comporti.
È esattamente la descrizione di ciò che ero io qualche anno fa: neolaureata in Filologia Classica, non avevo le idee chiare su cosa avrei fatto in futuro; avevo svolto uno stage in una micro casa editrice di Bari e avevo scoperto che quel lavoro mi piaceva. E così sono partita per specializzarmi con un Master di primo livello, quello della Fondazione Mondadori (il più famoso e quotato a Milano, forse, insieme a quello della Cattolica).
Senza un master in editoria, parliamoci chiaro, è difficile entrare in questo mondo: quando ho cominciato io a frequentare le lezioni, sapevo già correggere bozze e avevo un certo giro di clienti, ma senza i contatti che mi ha offerto il master difficilmente mi sarei costruita una carriera, passando a case editrici sempre più importanti.
Guardate le offerte di stage e di lavoro della Mondadori: come requisito essenziale chiedono quasi sempre l’aver partecipato a un master in editoria, di qualunque grado e livello. Questo perché la concorrenza è altissima, e andando a pescare tra i “neomasterizzati” le case editrici sperano di accorciare la lista di possibili candidati. Cosa che sta diventando comunque sempre più difficile, perché i master sono tantissimi e i neodiplomati sempre più numerosi.
Riassumendo: Un master in editoria ti serve per farti un’idea del mondo editoriale, per acquisire i primi strumenti, ma soprattutto perché senza un master difficilmente avrai accesso ai contatti che ti servono per fare carriera, e difficilmente entrerai nella “cerchia” di chi lavora in quel mondo.
Mi serve la laurea per fare un master in editoria?
Per fare un master sì. I master sono universitari e sono di primo o secondo livello, il che significa che devi avere una laurea triennale o specialistica per accedervi.
Esistono tantissimi altri corsi – che spesso vengono anche chiamati “master” – che non sono però organizzati da università, bensì da case editrici o da altri enti. Possono essere ugualmente utili, ma non valgono come titolo accademico.
Non è necessario essere laureati per lavorare in editoria. Si può benissimo essere diplomati e aver seguito un corso per correttori di bozze per iniziare a collaborare con qualche casa editrice, ma serve anche tanta fortuna per trovare i contatti giusti.
Riassumendo: Se vuoi seguire un master universitario sì, ti serve una laurea perlomeno triennale.
Meglio il master o la specialistica?
A mio modesto parere: meglio il master subito dopo la triennale. La concorrenza è molto alta, vi conviene dunque scegliere qualcosa di più specialistico possibile quando avete ancora 23-24 anni. La specialistica in tante università non è altro che una replica del corso triennale, e vi dà poco di più, a parte la possibilità di insegnare un giorno e di partecipare ai concorsi che richiedono la laurea specialistica.
Soprattutto se avete intenzione di seguire una laurea specialistica in editoria, il mio consiglio è di preferire un master. Un master può infatti durare di meno e darvi più contatti in minor tempo. Le case editrici cercano ragazzi giovani, anche perché entro certi limiti di età vi possono offrire contratti più convenienti per loro, come il contratto di apprendistato. Dopo i 30 anni è molto difficile piazzarsi sul mondo del lavoro, tanto più in editoria dove la concorrenza è così numerosa.
Riassumendo: il master, se siete già convinti della vostra scelta.
Master breve vs Master lungo e città vs provincia
Esistono master in editoria che durano due anni e master intensivi che durano sei mesi. Nella mia esperienza, vi posso garantire che i master brevi offrono le stesse opportunità di quelli lunghi. Il mio master è durato 6 mesi + 6 mesi di stage, e non ho notato differenze nel trovare un lavoro rispetto ai colleghi che avevano frequentato per esempio il master di Umberto Eco a Bologna, che dura ben due anni.
Esistono master di città (Roma e Milano, principalmente) e master di provincia: non mi esprimo sulla qualità dei master svolti in città più piccole, di cui non so obiettivamente niente, ma sicuramente in città più grandi avrete più possibilità di ottenere uno stage prima e un lavoro poi. Potete partire dalla provincia, ma probabilmente finirete comunque per lavorare in una grande città (e Milano offre più occasioni di Roma, dal punto di vista editoriale).
Riassumendo: un master breve va benissimo. Considerate che probabilmente lavorerete in una grande città, all’80% a Milano.
Gli stage sono garantiti dal master?

Questo dipende dal master (chiedete sempre prima di fare richiesta). Il mio master garantiva uno stage a tutti gli studenti, ma non tutti i master o corsi lo fanno.
Non è sempre possibile scegliere dove si finirà a fare lo stage, cioè in quale casa editrice. Nel mio caso ci veniva chiesto l’ambito e la città di preferenza (ad esempio: Milano – ufficio stampa), ma non tutti sono stati accontentati, anche perché la disponibilità delle case editrici che accolgono stagisti neomasterizzati varia di anno in anno.
È possibile quindi che finiate in una casa editrice che non apprezzate a svolgere un ruolo di cui non sapete nulla, ma di solito i master cercano sempre di accontentare tutti.
Riassumendo: i master universitari di solito garantiscono almeno uno stage di 6 mesi in casa editrice. I master curriculari NON sono pagati.
È difficile passare le selezioni del master?
Questa è una domanda che mi viene rivolta spesso dagli aspiranti redattori del futuro. No, non è difficile passare le selezioni: di solito nel bando vengono indicate delle letture consigliate.
Leggetele e informatevi sul mondo editoriale, esercitatevi nella correzione di bozze per quanto possibile, in una lingua straniera e nella scrittura di brevi testi. Se siete laureati in lettere, il test di un master in editoria è assolutamente alla vostra portata.
Riassumendo: no, basta prepararsi un po’.
Cosa si impara concretamente durante il master?

Durante il mio master seguivamo lezioni di economia, di lingua, di traduzione, di ufficio stampa, di correzione bozze, di italiano. Di solito i master offrono uno sguardo il più panoramico e ampio possibile sul mondo editoriale, ma necessariamente superficiale. Tante cose si apprendono in seguito, durante gli stage, anche perché i lavori che si possono svolgere in editoria sono tantissimi e prevedono un grado di specializzazione molto elevato.
Vi daranno i rudimenti dell’editing e della correzione di bozze, certo, ma in una casa editrice si possono svolgere tantissimi ruoli diversi. Sta a voi capire per cosa potreste essere più adatti, anche tramite gli stage e gli inevitabili passi avanti e indietro della vostra carriera.
Riassumendo: tutto e niente. Ci saranno lezioni pratiche e tante anche teoriche (non dimentichiamo che i master sono universitari e che tanti professori vengono dalle università), ma non crediate di uscire di lì con la sapienza in tasca. Il lavoro editoriale si impara sul campo.
Questione costi. Conviene spendere 5000 euro (o più) per un master in editoria?
Considerate le spese che comporta il master: oltre ai 5000 euro medi per un anno di master, calcolate che per un anno non lavorerete né guadagnerete (i master sono molto intensi, difficilmente riuscirete a fare altro), e che dovrete mantenervi in una città che probabilmente non è la vostra. Io ho messo da parte un gruzzolo prima di partire.
Esistono finanziamenti e prestiti pensati proprio per gli studenti dei master, informatevi presso le banche e la vostra università.
Gli stage curriculari (ovvero quelli che si svolgono all’interno del master e che vi forniscono crediti formativi) non sono di solito pagati (è lasciato al buon cuore della casa editrice), perciò calcolate almeno 6 mesi in cui non guadagnerete niente. Gli stage vengono quasi sempre prolungati per altri 3 o 6 mesi (il cosiddetto stage extracurriculare), che devono essere pagati per legge: almeno 500 euro in Lombardia, anche di più in altre regioni. Leggete bene le normative regionali sugli stage, fate valere i vostri diritti.
Gli stage extracurriculari vi verranno pagati quindi dai 500 agli 800 euro al mese. Dopo i primi stage, vi consiglio di chiedere qualcosa di più: un contratto o un lavoro dignitoso da esterni in partita Iva, altrimenti non ne vale la pena.
Spendere tutti questi soldi serve? Dipende. Dipende se volete davvero lavorare in questo mondo, e a cosa puntate. Sappiate che gli stipendi medi in editoria sono bassi, per chi ha un contratto, e che racimolare uno stipendio decente è difficile, per chi lavora in partita Iva. Tutto dipende dalle vostre finanze iniziali e da quanti sacrifici siete disposti a fare pur di lavorare in questo mondo.
Non tutti i colleghi di master che hanno studiato con me, inoltre, sono riusciti a inserirsi nel mondo editoriale, e non per loro incapacità: la crisi del sistema editoriale è ormai permanente, e pochi possono permettersi di offrire contratti dignitosi. Per loro, se glielo chiedete, il master è stato un fallimento; per altri, è stata la chiave che ha aperto le porte di un lavoro che piace e che soddisfa.
Riassumendo: dipende da voi e dalla vostra idea di futuro.
Ho già seguito un corso di editoria all’università. Il master cosa mi darebbe in più?
In breve: i contatti per iniziare a lavorare in questo mondo. Iniziando da uno stage e passando di casa editrice in casa editrice, di contatto in contatto, potreste trovare il lavoro che fa per voi. Entrare nel mondo editoriale da “outsider”, senza neanche un contatto all’interno, è estremamente difficile. Farsi notare è difficile, la concorrenza è spietata. Il master non è fondamentale, come dicevo, ma consigliato. Potrebbe darvi quella spinta in più o farvi notare di più tra le centinaia di curriculum dei candidati a un lavoro editoriale (e questo anche solo per uno stage).
Riassumendo: poche nozioni teoriche (le avete già studiate all’università, per voi sarebbe una ripetizione), qualche strumento pratico di lavoro, ma soprattutto i contatti per lavorare.
Com’è la situazione oggi dell’editoria, lavorativamente parlando? Che lavoro farò dopo il master?
È oggettivamente impossibile dire che lavoro si farà nel mondo editoriale dopo aver frequentato un master in editoria. Tanti miei colleghi lavorano in settori paralleli, e io stessa sono passata alla comunicazione digitale, tanti altri sono passati a fare tutt’altro.
Chi lavora in editoria oggi è spesso precario (leggete gli articoli di Acta in Rete sull’argomento) e lavora a partita Iva, ritenuta d’acconto o cessione dei diritti d’autore, il che significa che non ha uno stipendio fisso mensile, non ha contributi pensionistici se non quelli che versa lui stesso, non ha stabilità né un riconoscimento per il proprio lavoro, non ha ferie pagate né malattie, se per un giorno non lavora semplicemente non guadagna.
Sono pochi coloro che riescono a ottenere un contratto, spesso di apprendistato, pochissimi quelli che lavorano a tempo indeterminato. I posti in casa editrice sono pochissimi, il lavoro è quasi tutto esternalizzato, e quindi in redazione i lavoratori fissi sono ridotti all’osso.
Quasi sempre si lavora in una grande città, ma si può lavorare anche in periferia, presso uno studio editoriale o una piccola casa editrice. Non c’è un modo giusto o sbagliato per lavorare in editoria, tutto dipende da cosa volete fare voi.
Riassumendo: il lavoro in editoria è quasi sempre precario. Dovrete aprire partita Iva e gestirvi in autonomia lavoro, fatture e clienti: considerate questa possibilità. Lavorare da dipendenti non è impossibile ma molto difficile.
Essere presenti sui social e “fare rete” può essere utile per trovare lavoro in editoria?
Sì e no. Essere sui social e conoscere gente del settore sicuramente aiuta, ma dovrebbe trattarsi di vere relazioni, di veri e propri incontri (per quanto il Covid-19 ce lo permette), di scambi culturali ed emotivi, per poter lasciare un segno.
Essere degli ottimi booktuber o bookstagrammer con migliaia di follower aiuterà a farvi notare, ma solo da quelle case editrici che guardano ai social come un potenziale mercato in cui scovare clienti o in cui mantenere le relazioni con gli stessi. Le cose negli ultimi anni stanno cambiando, e sempre più case editrici dedicano una persona o un team al lavoro sui social, ma per ora ho l’impressione che si tratti di eccezioni (penso alle case editrici di graphic novel). La maggior parte delle case editrici, più o meno storiche, considera il mondo digitale e social come un’appendice di cui si può fare a meno, e dunque anche il vostro lavoro potrebbe essere considerato tale.
Se però riuscite a trovare le persone giuste in casa editrice, quelle aperte alle novità e al mondo digitale, potreste riuscire a farvi notare.
A patto, ripeto, di creare delle vere relazioni, non basate solamente su un avatar. Inoltre, se vi fate conoscere perché siete dei bravi social media manager e community manager, difficilmente vi inseriranno in redazione: il lavoro editoriale sul testo e quello digitale sono ancora considerati molto separati e lontani fra loro, anche se magari voi sapete muovervi benissimo su entrambi i fronti. Starà poi a voi far capire che siete capaci di fare anche altro in una casa editrice, oltre a gestire i social, a meno che questo non sia il vostro obiettivo, ovviamente!
Riassumendo: essere sui social potrebbe aiutarvi, ma non pensiate che sia l’unico modo per iniziare a lavorare in editoria. Conosco gente che è stata assunta a tempo indeterminato e che non ha neanche un profilo social, e booktuber TOP che non vengono minimamente considerati per un lavoro in casa editrice, se non da esterni e – spesso – sottopagato.
Spero di non aver spaventato nessuno con questo mio articolo, ma è giusto che chi va a investire tempo e denaro in un certo settore sappia a cosa va incontro; sono disponibile alle vostre eventuali domande più specifiche sul mio profilo Instagram @valeria.martalo.
Buone letture a tutti!
Ecco qualche link utile
I difetti dell’editoria libraria
I principali lavori che si possono fare in casa editrice
E voi lettori: avete seguito un master? Vi è stato utile?
O, al contrario, avete in mente di farne uno? Vi è rimasto qualche dubbio?
Fateci sapere in un commento!
Articolo scritto da Valeria
