Piranesi – Susanna Clarke

articolo di @lalibreriadiophelia

Immaginate di entrare in una casa.
Non una casa qualsiasi, ma la Casa.
Una Casa così grande da contenere tutto l’oceano.
Una Casa così enorme da avere tutto un Regno per le nuvole.
Una Casa così vasta che non se ne conosce la fine.
Non si sa, se c’è una fine.

Piranesi ha sempre vissuto nella Casa, o almeno ricorda di aver sempre vissuto lì.
La Casa è il suo mondo. Ricorda che ogni sua notte è sempre stata accompagnata dallo sciabordio dell’acqua salata che inonda i piani bassi e che ogni sua giornata è sempre stata dedicata all’esplorazione degli immensi saloni di cui la Casa è composta.
Alcuni giorni si spinge più lontano di quanto abbia fatto in precedenza; altri, li passa nelle sue stanze preferite.


Piranesi vive all’interno di una struttura classica, composta da infinite, intricate sale, occasionalmente inondate dal mare che si abbatte costantemente nel piano inferiore della struttura.
I saloni sono abitati da statue che sembrano allegorie: una donna che porta un alveare; un cane-volpe che insegna a due scoiattoli, un satiro che suona il flauto, due bambini che ridono; ma il significato di queste immagini è opaco.
Piranesi è felice di lasciare che le statue siano semplicemente statue. Perfette nella loro immobilità.

Giorno dopo giorno, Piranesi registra nei suoi taccuini con precisione e attenzione le infinite sale della Casa, le loro grandi e strane statue, il flusso e il riflusso delle maree all’interno delle sue mura. Parla agli uccelli e porta tributi di cibo e ninfee ai morti. Ogni tanto vede il suo amico, l’Altro.
Ma soprattutto, è solo, o perlomeno lo è nel senso stretto del termine, perché in realtà la Casa veglia sempre su di lui come una madre affettuosa, gli dà tutto quello di cui ha bisogno, lo accudisce senza poterlo toccare, ma Piranesi sente che la Casa lo protegge.
E lui si muove come un bambino che ha appena imparato a camminare e vuole scoprire il mondo, si arrampica sulle statue e si gode il volo degli uccelli che abitano al piano superiore.
Ogni tanto, quei pennuti gli dicono qualcosa, e Piranesi allora si concentra a decifrare quel volo propiziatorio, come facevano i popoli ormai lontani che cercavano risposte nelle stelle e nella natura. Ma quei popoli sono troppo distanti per essere ricordati.
Sono mai davvero esistiti?

Piranesi, direbbe di no. Il suo mondo conta quindici persone.
13 sono morte.
E poi ci sono lui e l’Altro.

Due piccoli esseri fatti di carne ed ossa in una Casa fatta di marmo e acqua.

E anche la narrazione sembra liquida, scorre come un ruscello di montagna, puro e incontaminato, lento e costante.

Non aspettatevi di leggere un susseguirsi incalzante di eventi, di colpi di scena: Piranesi si prende il suo tempo, vive pienamente ogni secondo, si bea della presenza confortante della Casa intorno a lui, ed esplora.
L’Altro gli ha dato il compito di trovare quella che lui chiama Grande e Segreta conoscenza che a quanto dice garantirebbe a loro un enorme potere; anche se ormai Piranesi inizia a dubitare che possa esistere davvero. Ogni volta che incontra l’Altro, si scambiano le informazioni come scienziati che confrontano i dati, in fondo un po’ lo sono.

Piranesi però pensa a quanto lui e l’Altro siano in realtà diversi, a quanto lui si senta ogni volta sotto esame davanti agli occhi dell’Altro che lo guardano ora attenti, come per catturare ogni movimento, ora distratti, come se la sua presenza gli fosse di peso. Forse è per questo che i loro incontri durano massimo un’ora.
Ma alla fine ci sono solo loro due nella casa, no?
Anche se Piranesi non ha ancora visitato ogni singola stanza, non ha mai incontrato tracce dell’esistenza di un’altra persona.
Sono solo loro due e tredici scheletri.
Quindici.

Piranesi poi non è nemmeno il suo vero nome: l’Altro lo chiama così, e lui non ricordando nessun altro modo in cui essere chiamato, semplicemente lo lascia fare.
Qui, in questo piccolo particolare su cui si basa il titolo del libro, si nasconde in piena vista il genio della Clarke.

Giovanni Battista Piranesi è stato un incisore, architetto e teorico dell’architettura italiano.
L’arte di Piranesi ha radici profondamente affondate nella tradizione del 
rococò, del quale egli rappresenta uno degli ultimi eredi. Quest’adesione al rococò è riscontrabile non solo nella qualità del disegno, sfatto ed evocatore, ma soprattutto nella natura stessa delle sue opere, che si configurano come invenzioni capricciose. (Si ringrazia Wikipedia)

Il riferimento è implicito ma una volta capito non si può far finta di nulla. È come se Piranesi, grazie alla Clarke, fosse entrato in una delle sue idee, delle sue invenzioni capricciose.

Il Piranesi del libro, però, è essenzialmente un uomo puro, libero da ogni sentimento negativo, da ogni pensiero astioso.
Piranesi vede solo il bene, è grato di quello che ha, la sua vita è piena grazie alle cose che la Casa gli offre e, per ricambiarne l’affetto, rende onore ai morti, porta loro delle offerte e li accudisce affinché non si sentano mai dimenticati

Piranesi alla fine non è che un equilibrista inconsapevole che cerca di mantenere l’equilibrio sulla fune dei ricordi, evitare di cadere nell’oblio della dimenticanza. Piranesi tiene un diario su cui scrive ogni giorno cosa ha fatto, cosa ha pensato, cosa gli hanno sussurrato i volti immobili delle statue, cosa gli ha profetizzato gli uccelli in volo, quali sentimenti gli hanno suscitato le orbite vuote degli altri tredici abitanti e cosa l’Altro gli nasconde. Piranesi cerca conforto nelle statue, ma quanto a lungo possono sopravvivere dei ricordi di pietra prima di scomparire ed erosi dalla forza dell’acqua che inghiotte tutto?

Tra ricordi offuscati, sogni di fauni sotto lampioni innevati, messaggi clandestini graffiati con il gesso e scritti in sassolini, lasciati sui pavimenti lindi e sulle pareti lisce da chissà chi, Piranesi capisce che c’è molto di più di quanto possa anche solo immaginare.
Nella Casa arriva una nuova persona e c’è qualcosa che sta cercando di dire a Piranesi.
Ma un’altra storia si sta svolgendo, all’interno delle pagine del diario di Piranesi.
Una storia scritta di suo pugno, che però non ricorda affatto di aver scritto; una storia su un gruppo di sconosciuti, in un mondo sconosciuto.

Alla base di questa storia c’è un’idea che ha affascinato da sempre gli uomini: il nostro mondo una volta era pieno di magia, ma la magia è svanita.
Questo libro, così come la vita di Piranesi, non è altro che un lungo viaggio che va oltre i confini dello spazio, che arriva in un luogo in cui la magia è in ogni angolo, bisogna solo saper guardare oltre le cose. In una lotta contro il tempo e le maree, Piranesi riuscirà a capire chi si annida nella Casa? E chi è, alla fine, il vero nemico?

Cosa vi aspettate da questo libro? Avete già intenzione di comprarlo? Vi ispira la storia? Fatecelo sapere in un commento!

Articolo di Flavia