articolo di @iron.andsilver
Questo mese su Little Readers si è parlato di cliché romantici, e soprattutto dei temi ricorrenti più amati dai lettori: l’amore ostacolato dal destino e i nemici/amanti.
Queste due tematiche possono spesso correre di pari passo, poiché ai protagonisti di alcune tra le più celebri storie di Starcrossed Lovers il destino è avverso proprio a causa di una rivalità (come Sophia ha raccontato a proposito di Il Circo della Notte, Saga e Starcrossed nel suo articolo), innescata dall’appartenenza a fazioni, famiglie, Nazioni nemiche. E, allo stesso modo, diverse coppie di Enemies to Lovers partono da un’ostilità reciproca che non scaturisce da caratteri incompatibili, ma piuttosto da pregiudizi nei confronti del gruppo di appartenenza (l’articolo di Larisa cita, ad esempio, Laurent e Damen di Il principe prigioniero).
In questo articolo, vorrei concentrarmi sui alcuni temi che caratterizzano la zona di sovrapposizione tra questi due trope romantici: la moralità grigia e il superamento della rivalità.
Ogni volta che un libro racconta di due personaggi la cui storia d’amore è ostacolata da una contrapposizione preesistente tra due fazioni, risulta quasi sempre impossibile etichettare un gruppo come “buono” e uno come “cattivo”. Entrambi i protagonisti avranno convinzioni e ideali radicati nella propria cultura, e entrambi giudicheranno secondo i propri principi l’altro.
Difficilmente, come lettori, riusciremo a trovare una metà della coppia che definiamo sempre moralmente nel giusto, o viceversa. Entrambi i personaggi sono tali da ottenere, almeno in potenza, il nostro supporto, e farci parteggiare con uno o con l’altro a seconda delle loro decisioni.
Il tema della “gray morality”, molto discusso attualmente, presenta da un lato la promessa di un maggiore realismo dei personaggi e dall’altro una sfida per l’autore, che si trova a spingere i propri personaggi oltre i concetti di “eroe” ed “antieroe”. Perché un personaggio grigio risulti umano e tridimensionale deve essere fallibile ma coerente, deve trovare un equilibrio tra i dettami della propria moralità e quelli del lettore, perché quest’ultimo deve avere la possibilità di leggere le sue scelte, i suoi errori, le sue motivazioni, e comprenderle anche senza condividerle.
Ciò che leggiamo può essere discutibile per noi, e i personaggi possono allontanarsi dalla nostra idea di “corretto” seguendo la propria, ma mantenendosi sempre entro alcuni confini che ci permettono di continuare ad empatizzare con loro (almeno nella maggior parte dei casi).
Così Si Perde La Guerra Del Tempo, Amal El-Mohtar e Max Gladstone
La rivalità tra due personaggi di questo tipo, personaggi “intermedi”, con le titubanze e le certezze che li caratterizzano, si può risolvere in due modi.
Se il conflitto tra i due deriva da due entità separate ma riunibili, la soluzione spesso è una sintesi dei loro mondi; il lieto fine tra i due è possibile grazie all’unione di due famiglie, regni o popoli (come avviene in diversi dei romanzi già citati).
Se invece il compromesso non è possibile, i personaggi si trovano a dovere abbandonare ciò che li poneva inizialmente in contrasto: se i loro punti di vista sono inconciliabili, o se i due schieramenti di cui fanno parte non possono riappacificarsi, l’unico modo per permettere alla relazione di fiorire è rinunciare a qualcos’altro.
Questa è forse la tematica centrale nel romanzo a quattro mani di Amal El-Mohtar e Max Gladstone, le cui protagoniste sono due agenti di schieramenti rivali, Comandante e Giardino, impegnati in una guerra di delicate missioni e viaggi nel tempo. Rossa e Blu (nomi in codice che mi piace interpretare come una frecciatina o un’ironica estremizzazione di un altro trope molto celebre, soprattutto nella letteratura LGBTI+) lavorano per due eserciti nemici, e gli iniziali contatti tra le due non possono che riflettere la loro diffidenza.
In effetti, il sospetto dettato dalle loro circostanze e i continui timori per la loro corrispondenza (che inizia con una lettera recapitata su un pianeta distrutto sulla quale è scritto “Bruciare prima di leggere”) non sono facili da superare, e le due protagoniste dovranno testare la propria lealtà e convinzione per poter decidere se preservare la sicurezza della loro vita o abbandonare tutto ciò che hanno conosciuto fino a quel momento.
I rischi sono enormi, e nessuna delle due si può permettere di tradire la fiducia del proprio gruppo senza pensare alle conseguenze.
La storia intrigante e l’ulteriore complessità dovuta agli spostamenti delle due lungo le fila del tempo sono sicuramente punti a favore del libro, ma ciò che mi ha colpita maggiormente è la prosa di El-Mohtar e Gladstone: uno stile che richiede al lettore un iniziale sforzo (gli autori non forniscono un quadro generale come contesto all’inizio della storia, preferendo invece lasciarci raccogliere le informazioni tra una missione e l’altra) ma che vale davvero la pena per la maestria degli autori nello scolpire le due protagoniste, le immagini vivide dei messaggi che affidano all’altra mentre sfuggono, un pianeta dopo l’altro.
Una lettura a tratti complessa, ma soddisfacente per chi sta cercando un libro evocativo e un esercizio di stile, a mio parere, molto ben riuscito.
Killing Eve Series, Luke Jennings

E se invece non fosse possibile, per le due metà, astenersi dal prendere una posizione? Se quello che le separa, oltre che una guerra fisica tra eserciti, fosse anche una barriera di moralità?

La serie Killing Eve di Luke Jennings si sviluppa attorno alle vite di Eve Polastri, collaboratrice dei servizi segreti inglesi, e Villanelle, assassina professionista i cui obbiettivi sono figure influenti nei campi della politica, dell’economia, della finanza.
Eve si trova a dovere impiegare tutte le risorse a propria disposizione per identificare Villanelle, ma la lotta tra le due va ben oltre all’ovvia contrapposizione imposta dalle loro professioni: Villanelle sembra vivere senza alcuna remora per le proprie azioni, e Eve è immediatamente colpita dall’apparente freddezza e ferocia della donna.
Consapevole di dovere provare ribrezzo e condannare moralmente Villanelle, i sentimenti di Eve nei confronti della sua avversaria acquistano ben presto una complessità maggiore, dettata da fascino, morbosa curiosità e competitività.
I principi che governano le vite delle due protagoniste sono così contrapposti da risultare inconciliabili, perciò Eve si trova ad andare contro la propria bussola morale con ogni pensiero o azione nei confronti di Villanelle che non sia direttamente focalizzata a catturarla.

Un thriller coinvolgente anche per chi, come la sottoscritta, non è particolarmente appassionata del genere, grazie all’esplorazione del rapporto tra le protagoniste e la sua complessa evoluzione.
Killing Eve mi dà anche occasione di consigliare (vivamente) uno degli adattamenti televisivi migliori che io conosca. La serie, sviluppata da Phoebe Waller-Bridge (autrice di Fleabag) per BBC America, con Sandra Oh nei panni di Eve e Jodie Comer in quelli di Villanelle, è caratterizzata da un ritmo incalzante e da sviluppi imprevedibili, ma che non stravolgono mai l’essenza dei personaggi e il loro magnetismo.
E voi lettori, avete mai letto libri in cui era presente una rappresentazione della “gray morality”?
Fateci sapere in un commento!
Articolo scritto da Giorgia
