Sono sempre stata grassa. Proprio come sono sempre stata alta, i miei capelli sono sempre stati rossi, il mio viso è sempre stato tempestato di lentiggini; proprio come sono sempre stata solare, insicura, timida ed emotiva. È una caratteristica che mi appartiene da sempre, al pari di tutte le altre.
Sono sempre stata grassa e, sempre, mi sono sentita inadeguata per questo; sbagliata, immeritevole di essere amata, ho sempre pensato di dovermi vergognare di mostrare il mio corpo, di mangiare un hamburger o un gelato, di mettermi una gonna corta. Ho spesso invidiato le pance piatte delle mie compagne di classe, ho spesso rinunciato ad andare al fiume con i miei amici, spesso ho pianto nel camerino di un negozio perché quei jeans che tanto mi piacevano erano troppo stretti e, altrettanto spesso, ho pianto di fronte al corpo che vedevo riflesso nello specchio.
Poi è successo che, qualche anno fa, mi sono imbattuta nella fotografia di una donna che ha completamente cambiato la mia prospettiva, e credo di non esagerare dicendo che mi ha salvata. La donna che vedevo ritratta era esattamente come me: gambe grosse, cellulite, pancia e fianchi rotondi. Insomma, era una donna grassa! È stato allora che ha iniziato a insinuarsi un dubbio nella mia mente: il mio corpo era davvero così sbagliato come avevo sempre creduto?
Così, ho iniziato a interessarmi al movimento per la body positivity e, con il tempo, ho imparato tante cose: innanzitutto, che il mio corpo era valido e meritevole in qualunque sua forma; ho imparato che sicuramente amare il mio corpo non era un mio dovere, ma rientrava perfettamente nei miei diritti di essere umano; ho scoperto il lavoro di attivist* che mi hanno insegnato il significato di termini come grassofobia o fat acceptance, mi hanno mostrato l’esistenza di una cultura della dieta che nasconde un business miliardario e gioca con il senso di colpa delle persone, con il loro dolore; ho scoperto persone che mi hanno spalancato le porte a un mondo in cui tutto quello che avevo creduto sul mio corpo in ventiquattro anni era falso. È stata una sensazione incredibile.
Sull’onda di queste sensazioni completamente nuove e liberatorie ho poi deciso di unire a queste tematiche la mia passione più grande: la lettura. A luglio 2020 è nato un progetto di letture che ho deciso di chiamare Inside Body Positivity e che ha permesso a me, e a chi mi sta seguendo in questo percorso, di scoprire il movimento attraverso quanti più punti di vista possibili. Io non sono assolutamente un’esperta in materia e, proprio per questo, lo scopo principale è quello di imparare, di renderci conto di quanta strada ancora ci sia da fare affinché ogni tipo di corpo venga rappresentato, di capire quanto si è lottato e ancora si lotta, di scoprire quanto altro si nasconde dietro la retorica semplicistica dell’“amare sé stessi” a cui spesso i social riducono questo movimento. Quale miglior modo di imparare, dunque, se non attraverso i libri?
Oggi voglio presentarvi tre libri (più un libro bonus), ognuno con le proprie particolarità, ma tutti imprescindibili per comprendere quanto più possibile ciò che – spesso troppo semplicisticamente – si riassume sotto il concetto di body positivity.
Fat Shame. Lo stigma del corpo grasso di Amy Erdman Farrell
Il mio primo consiglio non poteva non essere il primo saggio sulla grassofobia pubblicato in Italia e, dunque, un libro di duplice importanza. Fondamentale il lavoro dell’autrice, per le sue ricerche e la volontà di condividerle per aprire gli occhi dei lettori sulla radicalizzazione nella nostra società dello stigma del corpo grasso; altrettanto fondamentale il lavoro della casa editrice, Tlon Edizioni, che con il suo impegno ha permesso anche agli italofoni di approcciarsi a queste tematiche e di poter aprire un dibattito a riguardo (grazie!).

Nel suo studio approfondito, Amy Erdam Farrell analizza le origini dello stigma verso i corpi grassi partendo dalla fine del XIX secolo, in cui si consolida e normalizza un atteggiamento ostile, derisorio e svilente nei confronti del grasso, fino ad arrivare ai giorni nostri. Interessantissime sono le analisi delle vignette, delle cartoline e delle caricature che tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento popolano i principali giornali americani: immagini che, attraverso il corpo grasso, comunicano sempre un senso di inferiorità (che sia essa sociale, razziale o di genere), di disgusto e di diffidenza. Interessante è anche l’analisi dell’attenzione mediatica verso i corpi delle persone, come nel caso di Britney Spears, il cui corpo venne preso di mira durante un periodo particolarmente buio della sua vita e ritenuto colpevole del suo declino.
Ma anche casi come quello della famiglia Obama, dove l’ossessione verso il corpo diventa un modo per far passare in secondo piano quelle caratteristiche che avrebbero potuto suggerire un collegamento con delle figure culturali denigranti (naturalmente, con allusioni razziste). Incredibile, vero?
Questi episodi e molti altri tra quelli evidenziati dalla Erdman Farrel fanno ben rendere conto di quanto la grassofobia sia radicata nelle profondità della nostra cultura; una cultura che, sebbene abbia compiuto numerosi passi avanti, prova ancora molta paura e disgusto verso il corpo grasso.
Dietland di Sarai Walker
Credo che la principale e più interessante particolarità di questo libro sia quella di essere un romanzo la cui protagonista è una donna grassa. Voglio dire, quante volte vi è capitato di trovare una protagonista del genere? A me, mai.
Plum, dicevamo, è una donna grassa, parte di una società per cui i corpi grassi come il suo sono una vergogna; sono inguardabili, indesiderabili e per questo vanno nascosti, derisi, sviliti. Vi sembra una musica famigliare? Esatto, è la stessa che suona nella società in cui viviamo noi!

Dopo anni di diete estremamente restrittive, che hanno visto il suo peso oscillare per poi, ogni volta, aumentare sempre più, Plum decide di sottoporsi all’operazione per ridurre lo stomaco, convinta che questo sia l’unico modo per poter vivere la sua vera vita; quella di una donna magra e, di conseguenza, bella, di successo, felice, amata. Tuttavia, il cammino verso la sua “vera vita” verrà ostacolato dalla Calliope House: un collettivo di donne che insegneranno a Plum ad accettarsi, ad accogliere la possibilità di amarsi e, soprattutto, a capire che non esiste nessun’altra “vera vita” se non quella che sta già vivendo.
Non senza un sottofondo di mistero legato alle macabre azioni di un gruppo guerrigliero, perpetrare allo scopo di vendicarsi di un mondo misogino, questo romanzo alza una profonda critica alla grassofobia, alla malattia della bellezza e a una società profondamente maschilista. Con la giusta schiettezza ci mostra le difficoltà che vivere in un corpo grasso comporta, nonché gli ostacoli che spesso si trovano sul cammino verso l’accettazione (che, tuttavia, non è né scontata né obbligatoria). Ci sbatte in faccia le brutture di cui una società come la nostra è capace, facendoci così riflettere su come stiamo scegliendo di vivere.
Ci mostra anche una cosa importantissima: che una rivoluzione è possibile. Anche se inizialmente piccola, anche se difficile e faticosa, è possibile.
Potete approfondire l’argomento leggendo il mio post dedicato.
A Disabilandia si tromba di Marina Cuollo
Non possiamo parlare di body positivity e di accettazione dei corpi senza guardare oltre i limiti che ancora ci sono in merito. Una grande mancanza in questo senso è sicuramente la rappresentazione dei corpi disabili.

Marina Cuollo si definisce “una microdonna, alta un metro e una mentina”, ma con questo libro si dimostra tutt’altro che piccola. Infatti, con grande determinazione e, soprattutto, con tanta tantissima ironia, Marina ci racconta il mondo visto dall’altezza di una sedia a rotelle. Lei, che di etichette ne ha addosso più di un supermercato intero, ironicamente etichetta a sua volta le tipologie di persone che ha incontrato nella sua vita e che, in un modo o in un altro, le hanno fatto pesare il suo essere disabile e ne hanno sminuito le potenzialità e le possibilità. Toccando moltissime tematiche, legate per esempio alla famiglia, alle madri, all’amore e al sesso, questo libro distrugge tutti i tabù, i pregiudizi e i preconcetti legati alle persone disabili e ai loro corpi.
Credo che la lettura di un libro come questo sia estremamente importante; grazie ad esso, per l’ennesima volta, mi sono resa conto di quanto ancora sia lunga la strada verso la normalizzazione dei corpi; ma con storie raccontate come riesce a raccontare Marina, imparare è decisamente uno spasso. Provare per credere!
Se volete saperne di più, potete leggere il mio post dedicato!
Bonus: Chiara Meloni, Mara Mibelli, Belle di faccia. Tecniche per ribellarsi a un mondo grassofobico

Questo libro, pubblicato da pochissimo, in realtà è ancora in attesa sul mio scaffale dei libri da leggere. Vi chiederete, allora, come mai io ve lo stia consigliando.
Non ho timore nel consigliarvi questo libro a scatola chiusa perché, dando uno sguardo alle autrici, non posso che sapere con profonda certezza che sarà meraviglioso. Chiara Meloni e Mara Mibelli sono conosciute come “Belle di faccia”, nome social dei profili sui quali militano con l’obiettivo di fare “chiarezza su grassofobia, fat acceptance e body positivity”. Non so esprimere a parole quanto il loro lavoro sia stato e continua ad essere importante per me e per la mia crescita personale, ma anche per tutt* noi e per la prospettiva di una società più inclusiva e rispettosa di tutti i tipi di corpo. So solo che, se ho deciso di approfondire queste tematiche, il merito è in gran parte il loro e non le ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che, attraverso il loro profilo, mi hanno insegnato e mi hanno aiutato ad affrontare.
Belle di faccia. Tecniche per ribellarsi a un mondo grassofobico, dicevo, è il libro che hanno scritto per “dare un calcio nel culo alla grassofobia fuori e dentro di noi” toccando temi quali l’origine del movimento per la body positivity, gli standard di bellezza della nostra società, la questione della salute legata al corpo grasso, fat talk, diet talk e molto altro.
Noi lo leggeremo sicuramente, e se qualcuno volesse unirsi alla lettura ne sarei felicissima!
Come dico spesso, ciò che più mi piace della comunità di bookstagram è la possibilità di imparare gli uni dagli altri, per questo una componente fondamentale del percorso Inside Body Positivity sono le persone: i consigli, i commenti e il confronto che può venirsi a creare è davvero prezioso e imprescindibile per la nostra crescita come persone e come società. Lo ripeto, io non sono assolutamente un’esperta in materia, anzi; in questi mesi mi sono resa conto di aver sbagliato tanto in passato, sia verso me stessa che verso gli altri. Ma sbagliare è umano e, più dei nostri errori, ciò che realmente conta è la nostra volontà di ammetterli e di migliorarci. Nel mio piccolo, spero che il mio progetto serva a questo.
Grazie per essere arrivati fin qui, e grazie di cuore a Sophie per avermi coinvolta!
Un bacio,
Laura.
E voi lettori, avete letto qualcuno di questi libri?
Fateci sapere in un commento!
Articolo di Laura

Che meraviglia di articolo Laura! Grazie per i preziosi consigli.
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Grazie a te! Sono felice che ti sia piaciuto e che tu abbia trovato degli spunti di lettura interessanti 🥰
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