Articolo di @attraversalibri
Marzo, mese della poesia e della donna. Molti dicono siano due cose assolutamente legate.
E il resto dell’anno, invece?
Cosa ce ne facciamo di altri undici mesi dove ogni due giorni circa una donna viene uccisa, quasi sempre da un uomo (e ancor peggio compagno di vita), violentata fisicamente e psicologicamente?
Abbiamo bisogno del femminismo, inutile negarlo. Abbiamo bisogno di continuare a lottare per essere libere. Per essere considerate umane, non semplice carne da macello.
E allora leggiamo, rifugiamoci nella lettura e poi andiamo a protestare.
Riprendiamoci ciò che dovrebbe essere di tutti: una vita, dei diritti, parità.
Io sono Agnese Naselli – mi troverete col nick @attraversalibri su Instagram – e oggi vorrei consigliarvi alcuni saggi e graphic novel che possano aiutarvi ad entrare in questa lotta, soprattutto se vi trovate al primo approccio col femminismo.
Partiamo subito con quelli che sono i saggi.
Attualmente, infatti, potrete trovarne tantissimi sul tema, ma quelli che forse possono darvi una infarinatura di base per iniziare a comprendere meglio e che diventano poco più impegnativi più avanti sono sicuramente:
- Donne si diventa. Antologia del pensiero femminista, di Eleonora Missana ed edito da Feltrinelli.
- I monologhi della vagina, Eve Elsner ed edito da Il Saggiatore.
- Dio odia le donne, di Giuliana Sgrena ed edito da Il Saggiatore.
- Streghe, storie di donne indomabili dai roghi medievali a #MeToo, di Mona Chollet, edito da UTET.
L’antologia di Eleonora Missana.
Un saggio di quasi trecento pagine in cui aspetti filosofici sul femminismo e filosofia di genere fanno da matrone.
Ci vengono presentate moltissime pensatrici e studiose, tutte diverse fra loro ma che seguono un unico filo conduttore nel corso dell’opera: definizione del “soggetto” e l’esplorazione della soggettività femminile e femminista.
Il volume è articolato in quattro sezioni ed è veramente ottimo per chi è ancora alle prime armi con questo tema delicato.

Nella prima parte (la rottura del monologo occidentale e il pensiero della differenza sessuale) ritroviamo un approccio parecchio filosofico, in cui diverse sono le voci che danno vita ad un approccio ontologico. La prima tra tutte è la Beauvoir – seguita da Luce Irigaray, Luisa Muraro e Adriana Cavarero – che esordisce con la domanda “Che cos’è una donna?” e arriva alla distinzione tra genere maschile e femminile, sottolineando come negli scritti filosofici le donne non posseggano la ragione per via dei loro corpi, ovvero quei mezzi naturali destinati solamente alla riproduzione della specie.
La seconda (l’alter-azione del sé: raffigurazioni della soggettività nel pensiero femminista postmoderno, postcoloniale e queer), invece, si apre con le parole di Bell Hooks (Gloria Jean Watkins), che analizza l’interconnessione e sovrapposizione nel discorso sulla razza e sul sesso per spiegare come razzismo e sessismo siano due facce della stessa medaglia in tutti i sistemi di dominio. Si arriva infine, una pensatrice dopo l’altra, a toccare una riflessione sul soggetto e sulla centralità del corpo sessuato come luogo simbolico e culturale dei soggetti.
Terza parte (tra natura e tecnica. Questioni di etica e bioetica contemporanee) ha un approccio molto più tecnico e quasi fantascientifico ma mai complesso.
E per ultima la quarta sezione (difficile democrazia. Politiche dei corpi, diritti e riconoscimento nell’età della globalizzazione e del post colonialismo), quella che ho maggiormente preferito, in cui le diverse filosofe e voci femminili affrontano e criticano il capitalismo attuale e la posizione della donna nei diversi contesti socioculturali.
I monologhi della vagina di Eve Ensler
I monologhi della vagina è sì un saggio, ma tratto dal monologo teatrale che ha messo in scena Eve Ensler, una drammaturga, poetessa, sceneggiatrice e regista americana.
“Vent’anni fa nessuno diceva la parola ‘vagina’. […] dopo aver intervistato più di duecento donne mi sono sentita come se stessi attraversando una barriera invisibile, rompendo un tabù molto profondo. […] Ero sconvolta di vedere che, una volta rotto il tabù, si liberava un fiume in piena di memorie, rabbia e dolore.”

All’interno l’opera è suddivisa in diverse parti: prefazione, introduzione, i monologhi della vagina, monologhi spotlight, V-Day (un movimento di attivismo globale nato per porre fine alla violenza di genere, quella che colpisce donne, ragazze, bambine. Prende vita grazie a questo spettacolo e al coraggio della Ensler, che venne violentata, nel corpo e nell’animo, dal padre sin da bambina, il 14 febbraio del 1998) e postfazione.
Intriganti sono le varie interviste al suo interno in cui viene chiesto, per esempio, di che cosa sappia la vagina a varie donne, se potesse indosserebbe o direbbe.
Poi ovviamente ci sono fatti, curiosità ma soprattutto racconti di donne di qualunque età, etnia e non solo.
Perché leggerlo? Provate ad urlare “vagina” senza arrossire e voler nascondere la testa sotto terra solo perché ci hanno cresciute a pane e “NO AMORE SI DICE *inserire qualsiasi parola vi abbiano inculcato*, SII UNA SIGNORINA EH NIENTE COSE SCONCE”.
Ma vagina è davvero così sconcia?
Abbiate coraggio e abbattete i tabù che ci incatenano ancora oggi.
Dio odia le donne di Giuliana Sgrena
Dio odia le donne è già un testo più ostico a cui approcciarsi, ma nonostante ciò vale davvero la pena leggerlo.

Il tema, da come si intuisce dallo stesso titolo, sono appunto le varie religioni monoteiste e la discriminazione della donna nella storia.
All’interno troverete moltissime citazioni, esempi e riferimenti ai testi sacri (quali Torah, Bibbia e Corano) che forse potrebbero appesantirne la lettura in alcuni passaggi.
In ogni modo è forse il saggio più interessante che abbia letto tra quelli citati, nonostante ognuno abbia una sua particolarità.
È incredibile soprattutto perché mostra come per la religione – qualunque essa sia – ogni donna è all’origine del peccato. Ed è da qui che partono le oppressioni, secolo dopo secolo, trasformando i metodi – drastici o meno – ma sempre con un unico capro espiatorio. E così che viene quindi a crearsi un dio maschio, con una discendenza che prende in considerazione solo uomini: profeti, sacerdoti, padri e padroni che fanno della violenza l’unica via per sottometterci e zittirci.
La Sgrena, che è scrittrice, giornalista e politica, mostra e denuncia tutte le forme di questo odio nei confronti delle donne.
Nel corso delle pagine – circa 200 – approfondisce temi quali infibulazione, lo stupro di guerra (e non) e il femminicidio. E poi si districa tra argomenti subdoli e quasi invalidanti, come l’ideale di purezza e verginità, che ci condiziona tutte in qualsiasi momento della vita: a partire dalle scelte che facciamo, il nostro ruolo sociale, perfino nell’abbigliamento.
Insomma, impossibile lasciarsi sfuggire una lettura del genere!
Streghe di Mona Chollet.

Conoscete tutti la caccia alle streghe, no? Ecco, la Chollet parte con un’introduzione veramente interessante sul perché abbia deciso di affrontare questo argomento e di quanto abbia studiato per riportare informazioni più attendibili possibili.
Perché ve lo consiglio? Cosa ha a che fare col femminismo?
Ebbene, cari lettori, rimarrete sorpresi da questo piccolo volume in cui viene trattata quella che è la condizione della donna e delle colpe che il sistema patriarcale – e religioso – le ha affibbiato senza ragione.
Partiamo infatti dal 1487, quando si diffonde in Europa il Malleus Maleficarum, scritto dai frati domenicani Jakob Sprenger e Henricus Institoris. Il volume spiega come identificare e perseguitare le creature malefiche perseguitano e torturano uomini, uccidono bambini e distruggono i campi.
Nel caso in cui mancassero veri indizi per capire chi fosse una strega e chi no, bastava una semplice denuncia – quasi tutte da parte di uomini – per mandare al rogo la povera disgraziata che dovevano togliersi di torno in un modo o nell’altro.
Ed è così che migliaia di donne vengono perseguitate, torturate e uccise. Proprio da questo punto la Chollet rintraccia quella che è l’origine della condizione femminile attuale e lo fa in maniera metodica, spulciando ogni documento possibile e ridando voci ad alcune delle maggiori femministe e professioniste della storia.
Dal passato al presente, con una sbirciata al futuro. Da povere contadine – o guaritrici – indifese a giovani (e non) donne che oggi prendono sempre più consapevolezza di ciò che sono e di cosa ci spetta.
Un revival che il patriarcato forse non immaginava ma che il capitalismo forse attendeva.
Da leggere assolutamente e nel caso in cui vogliate farvi due risate le recensioni su Amazon da parte degli uomini offesi vi attendono.
“[…] Ci mostra innanzitutto la caparbietà con cui la società individua puntualmente un capro espiatorio per le sue disgrazie, la sua tendenza a chiudersi in una spirale di irrazionalità che la rende impermeabile a ogni tipo di argomentazione sensata, finché l’accumularsi di odio e ostilità diventato ossessivo, arriva a giustificare il passaggio alla violenza fisica, percepita come legittima difesa del corpo sociale.”
Negli ultimi due/tre anni sono state diverse le pubblicazioni di fumetti con tema principale il femminismo e le grandi donne che hanno fatto la storia ma che probabilmente nessuno di noi conosce – chissà come mai.
Passiamo adesso alle graphic novel.
Tra le mie preferite, sia per stile, narrazione e formato, ci sono sicuramente:
- Indomite, volume uno e due. Di Pénélope Bagieu, edite da Bao Publishing.
- Storie della buonanotte per bambine ribelli, volume uno e due. Di Francesca Cavallo ed Elena Favilli, edite da Mondadori.
- Post Pink, antologia del fumetto femminista. Di Elisabetta Sedda, con una prefazione di Michela Murgia, ed edito da Feltrinelli (comics).
Indomite e Storie della buonanotte per bambine ribelli

Ora le prime due graphic citate – anzi facciamo quattro visto il volume doppio in entrambe – raccolgono tutte quelle storie di vite e personaggi femminili che per moltissimo tempo sono state relegate sullo sfondo. Che si parlasse di folklore, leggende, dicerie, adesso abbiamo tutto su carta – e in digitale per chi volesse.
Dai nomi più noti, come Serena Williams, Frida Kalo e Rita Levi Montalcini, a donne un po’ meno conosciute ma che hanno ugualmente lasciato un’impronta invisibile che ha cambiato, in un modo o nell’altro, la nostra storia: Jacquotte Delahaye, Cora Coralina, Mary Fields, Qiu Jin e tantissime altre.
La differenza sostanziale tra Indomite e Storie della buonanotte è che la prima ha molte meno storie al suo interno però descritte sotto forma di fumetto in maniera molto più approfondita, la seconda invece ci viene presentata come se fosse in tutto e per tutto un libro di fiabe, con illustrazione di ogni protagonista e un riassunto concentrato nella pagina accanto.
Post Pink di Elisabetta Sedda
E per concludere ultima, ma non per importanza, la mia graphic novel del cuore: Post Pink.
Sin dalla scoppiettante prefazione della Murgia capirete quanto importante sia un fumetto – o raccolta – del genere. Nove storie, nove autrici (Fumettibrutti, la Tram, Sara Menetti, Alice Milani, Margherita Morotti, Sara Pavan, Cristina Portolano, Silvia Rocchi, Alice Socal), nove stili e approcci differenti, unici.
Ciascun racconto è introdotto da una spiegazione di ciò che verrà trattato subito dopo, in modo da accompagnare la lettrice – e lettore – di soppiatto nella sua intimità.
Perché Post Pink è questo: intimità, dove c’è chi cerca il piacere – come la suora che scoprì l’orgasmo femminile – o chi affronta viaggi interiori contorti ma fondamentali. Sguardi di donne, ragazze, esseri umani che vanno alla ricerca di sé stessi e abbattono (o vorrebbero) tabù che ancora oggi ci portiamo tutte sulla pelle.
E voi conoscete già questi titoli? Avete qualche altro volume da consigliare? Fuori i nomi! Io nel frattempo spero che i miei consigli vi siano piaciuti e vi possano essere davvero di aiuto per iniziare ad informarvi meglio e a lottare per i diritti che ci spettano.
Articolo scritto da Agnese
