Tutto chiede salvezza (Recensione)

Il mio primo approccio a Mencarelli è stato casuale: bloccata dal parrucchiere per qualche ora ho deciso di dare una possibilità a questa storia, trovandomi quaranta pagine dopo a chiedere a mia madre di comprare immediatamente il cartaceo perché dovevo sottolineare troppe cose.

Per questa ragione, dopo post recensioni su Youtube e post Instagram, ho deciso di tornare a parlare di questo libro in onore dell’uscita della serie tv e della nuova edizione del libro.
Non sono l’unica a farlo, infatti potete trovare anche le recensioni delle mie colleghe come segnalate nel calendario!

Ma parliamo un po’ del libro.

Molto in breve, la storia racconta l’esperienza vera dell’autore, che nel 1994 dopo uno scoppio di rabbia viene costretto a subire un Trattamento Sanitario Obbligatorio, che lo costringerà a riflettere su di sé e sulle persone che lo circondano. A livello temporale, la storia si costruisce su una sola settimana, eppure durante la lettura il tempo sembra dilatarsi ineluttabilmente, dando la percezione al lettore che Daniele stia raccontando non un singolo episodio, ma tutta la sua vita.

Questo libro ha una forte componente introspettiva: poche sono le azioni, tante sono le riflessioni che ogni persona offre a Daniele e che il protagonista stesso offre a sé e a che legge.
E anche se non lo definirei un romanzo per giovani, è chiaro che si parla di gioventù, delle fragilità, degli ostacoli e delle paure che questo periodo si porta dietro.
È un libro intimo, che parla o non parla a chi lo legge, che tocca punti precisi nell’animo di chi lo prende in mano o scivola via senza trovare punti di attracco.

Oltre alla storia in sé, ci sono alcune tematiche che meritano di essere analizzate, ovvero il dolore e la follia.

IL DOLORE

“Vorrei avere una corazza, un’armatura del miglior ferro, capace di tenermi distante dalle cose. Vorrei non disperarmi per la disperazione degli altri, non sentire la madre di George come mia madre, la vita degli altri saldata alla mia con un patto di sangue. […] Perché il dolore costa fatica, ho vent’anni ma ho sofferto per mille, rimanendo sempre uguale a me stesso. Un bambino, come George, di fronte a un dolore che non puoi conoscere o addomesticare.”

Mencarelli parla in modo approfondito del dolore: racconta sé se stesso ma anche l’esperienza comune di molte persone che si rapportano ogni giorno con un mondo che pretende forza, che richiede ad ognuno di noi di incatenare e cancellare la sofferenza in nome di un quieto vivere. L’autore, tramite i suoi personaggi, riflette proprio sul significato del dolore, sia esso dovuto a una perdita, a un senso di inadeguatezza, a un mancato riconoscimento da parte degli altri.
Da qui il desiderio di una corazza, di una protezione da un mondo esterno che, quando ascoltato, diventa semplicemente troppo.
Eppure quel dolore, per quanto terribile, è ciò che ci rende umani, ciò che ci permette di vedere gli altri, di capirli. È nel dolore della sua situazione che Daniele riesce ad ascoltare chi lo circonda e anche sé stesso, a dare un briciolo di senso a una vita che sembra ogni giorno più insensata.

LA FOLLIA

“Oggi non si cura più solamente la malattia mentale, oggi è l’enormità della vita a dare fastidio, il miracolo dell’unicità dell’individuo, mentre la scienza vorrebbe contenere, catalogare.
Perché un uomo che si interroga sulla vita non è più produttivo, magari inizia a sospettare che l’ultimo paio di scarpe alla moda che tanto desidera non gli toglierà quel malessere, quell’insoddisfazione che lo scava da dentro. Un uomo che contempla i limiti della propria esistenza non è malato, è semplicemente vivo. Semmai È da pazzi pensare che un uomo non debba mai andare in crisi”

Il tema della follia è trattato da tantissimi autori e autrici nei secoli e qui torna nel suo topos più famoso con la domanda più pregnante: Cosa rende davvero folli?
Daniele osserva il mondo e non riesce ad adattarsi ad esso, alle sue dinamiche, alle sue richieste. Allo stesso modo tutte le persone che dividono la camera con lui continuano a mostrare segni di quella che viene definita follia ma che genera spesso attimi di lucidità sorprendete.
Una lucidità che permette di riflettere sul mondo in modo diverso, di fare un passo indietro e osservarlo con occhi nuovi, più limpidi.
La sensibilità, l’incapacità di proteggersi, di adattarsi, di omologarsi rendono difficile affrontare il mondo ed essere compresi.
Mencarelli riesce in questo libro a spiegare in modo magistrale il senso di disagio che colpisce noi come esseri umani ogni volta che ci troviamo di fronte a queste sensazioni e non riusciamo a trovare le parole adatte per spiegare quello che ci accade.

Ci sono tanti altri temi che questo libro affronta, motivo per cui la mia copia è completamente sottolineata. Credo che la forza più grande di questa storia sia nel suo dare un senso di validazione e riconoscimento: mentre leggi, hai la sensazione di avere Daniele al tuo fianco, che ti rassicura continuamente e ti ripete che quello che senti non è inumano, non è assurdo, che c’è qualcun altro in questo mondo che ha provato le stesse cose. Ti senti riconosciuta, accettata, vista, e questi sono doni che non tutti i libri possono fare.

Tutto chiede salvezza è un libro a cui io consiglio sempre di dare una possibilità, perché nella sua brevità riesce a catturare.
Presto vedrò anche la serie tv, così da poter vedere la realizzazione di quanto letto in immagini. Spero che il risultato non mi deluderà!

Avete mai letto qualcosa di Mencarelli? Cosa ne avete pensato?
Fatemi sapere in un commento!

Articolo scritto da @littlereadersophia

immagine